Turismo religioso: se ne parla poco, per lo più tra gli addetti al settore, eppure, in tempi di crisi, è un settore trainante.
All’inaugurazione, tenutasi ieri, numerose autorità, come il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e quello della Provincia di Foggia Antonio Pepe, l’assessore regionale al turismo Magda Terrevoli e il presidente dell’ente Parco del Gargano Giandiego Gatta.
Il Governatore si è soffermato innanzitutto sul recupero della figura del “forestiero”, del “viaggiatore”, termini più idonei rispetto alla denominazione di “turista”, sempre connotato commercialmente. In tal senso è indispensabile «recuperare la dimensione del viaggio come occasione di conoscenza, del pellegrinaggio come lungo viaggio, da percorrere anche all’interno di sé come percorso di fede».
I pellegrini, non solo portano ricchezza economica, ma ci aiutano anche a riscoprire il nostro territorio, che non vediamo più perché impigriti. Accade con Monte Sant’Angelo, in Puglia o con i martiri di Otranto, fino alle chiese rupestri di Gravina di Puglia.
Proprio ai “luoghi minori” è dedicata la prima giornata di Fiera; questi ci raccontano di come eravamo, spiega Don Mario Lusek, direttore dell’ufficio nazionale CEI per la pastorale tempo libero e sport, e vanno inseriti in percorsi integrati di turismo religioso. Don Mario Lusek, parlando di “apostasia dell’anima e di anestesia dei sensi”, vuole riscoprire il senso della bellezza e dell’arte come occasione di incontro con Dio. Lo stesso Papa Benedetto XVI ha fatto riferimento alla passione medioevale per la costruzione di cattedrali, quasi una competizione estetica per avvicinarsi al divino. I santuari, sorti su luoghi di apparizioni o caratterizzati da un altro segno della presenza di Dio, sono i “Luoghi dell’Essenziale” nelle parole di Papa Giovanni Paolo II, e in tal senso un pellegrinaggio diventa occasione di ricerca identitaria e di radici comuni.
Il turismo religioso, dunque, non è semplicemente una borsa, o un segmento di mercato in crescita, ma presenta anche criticità come il fenomeno del “mordi e fuggi”, senza la sosta di preghiera e spiritualità. Occorre, sottolinea Nichi Vendola nel suo intervento, «attrezzare meglio la capacità di accoglienza e affinare la capacità di raccontare noi stessi e accogliere il pellegrino, abbracciandolo con la bellezza dei luoghi santi e la qualità dei prodotti locali».
di Ilaria Eleuteri