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I Migliori Anni: la macchina del tempo di Rai Uno

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I Migliori Anni: la macchina del tempo di Rai Uno

I-Migliori-AnniLa prima puntata su Rai Uno, condotta da Carlo Conti con Anna Tatangelo. Renato Zero apre e gli Stadio chiudono questo cerchio musicale, storico e culturale.

Il trionfo degli anni Novanta a I migliori anni, lo show condotto da Carlo Conti dal 2008 e giunto, pertanto, alla settima edizione. Si inizia subito con l’apertura ovvia di Renato Zero che canta la canzone il cui titolo ha ispirato il nome del programma “I miglior anni della nostra vita”. Standing ovation per lui, per questo brano storico amato da generazioni. In questa nuova edizione non manca la novità di una co-conduzione femminile, affidata ad Anna Tatangelo. A lei spetterà ogni puntata di regalare un tributo, con un medley, a una donna della musica mondiale. Per la prima settimana si è cominciato con Donna Summer.
Per il resto l’impostazione è quella classica. Un viaggio nel tempo che ha permesso di conoscere e ricordare gli eventi straordinari dell’epoca e non solo. L’invenzione del fresbee, la nascita del karaoke anche in Italia con Fiorello, l’ascesa al potere persino in politica delle donne con la Thatcher, la cosiddetta Lady di ferro, oppure l’immagine di Rita Levi Montalcini stampata sulle mille lire di carta a memoria del suo impegno per la scienza e la medicina. Poi Cicciolina e il Movimento dell’amore; oppure il tripudio nel tennis per Adriano Panatta che vince prima gli Internazionali d’Italia e il Roland Garros di seguito, e poi addirittura la Coppa Davis con Barazzutti e Zugarelli. La creazione della cabina telefonica a gettoni, l’arrivo del cd; il restauro dell’affresco de “L’Ultima cena”, durato 22 anni, e l’insorgere del fenomeno televisivo del commissario Montalbano o la “Domenica In” di Corrado.
Un percorso in tutti i campi e settori che ha mostrato anche l’evoluzione e il cambiamento dei tempi. In questo l’idea migliore resta sempre quella dei “noi che”, ovviamente diventati social con Twitter e gli hashtag #noiche e #imigliorianni. Ne prendiamo tre ad esempio, tra i tanti interessanti letti da Conti, che ci paiono più significativi perché emblematici di una rivoluzione sociale che si è realizzata e probabilmente ancora in atto e destinata a proseguire. Uno cita: noi che l’Isola dei famosi era liIsola di White; oppure il secondo, ancora più pregnante: noi che non avevamo bisogno di WhatsApp perché ci bastava guardarci negli occhi per capirci subito. Infine un ultimo: noi che compravamo la musica al jukebox (e non la scaricavamo gratis da Internet).

Tanti gli ospiti, soprattutto sanremesi: da Aleandro Baldi e Francesca Alotta che hanno cantato la loro “Non amarmi” (che portarono al Festival nel 1992), anche con un’improvvisazione della versione spagnola. La Alotta, poi, ha detto che per lei “i migliori anni” sono quelli di adesso perché “c’è maggiore consapevolezza”. Ai Camaleonti (per loro “Eternità” e “L’ora dell’amore”), agli Stadio, ad Alex Britti. Se quest’ultimo si è esibito in “Oggi sono io”, un capolavoro che ha scritto e interpretato anche da Mina, “La Vasca” e “Solo una volta (o tutta la vita)”, per i vincitori dell’ultima edizione del Festival, oltre al brano con cui hanno trionfato “Un giorno mi dirai”, anche “Acqua e sapone”, “Chiedi chi erano i Beatles”.
I momenti migliori sono stati decisamente quello con Renato Zero, di cui con filmati è stata ripercorsa tutta la storica carriera. Il cantante ne ha approfittato per presentare il suo ultimo album “Alt” (ai pregiudizi e alle etichette, alle barriere culturali che dividono, alle differenze che separano invece di unire, alle discriminazioni). Ha regalato due singoli estratti da questo cd: il già noto “Chiedi” e l’inedito “Il tuo sorriso”.
E l’altro con Roger Moore, che non ha raccontato solo la sua carriera di attore, di 007, ma anche della sua malattia superata. Ha parlato simpaticamente con Carlo Conti di Bond Girl, una delle quali, Corinne Clery, è stata invitata. L’attrice  gli ha fatto una sorpresa presentandosi quale ospite in studio, a sua insaputa. Lei  lo ha definito “un vero gentleman”,  e gli ha portato anche un regalo: un paio di calzini, perché lui durante le riprese disse che aveva sempre freddo ai piedi. Roger Moore, molto signorilmente, ha parlato perfettamente in italiano, cosa molto gradita dal pubblico che lo ha applaudito anche per lo sforzo.

Il momento meno  riuscito,  è stata l’intervista doppia a Massimo Giletti e al sosia di Flavio Insinna. La comicità è stata decisamente la parte che ha entusiasmato con meno vigore, così come il collegamento con lo studio di Luca Giurato.

Il finale è tutto dance, con KC and The Sunshine Band che hanno proposto una serie di successi del calibro di Please don’t go; That’s the Way (I like it);  I’m your boogie man; (Shake, Shake, Shake) Shake your booty… Un’apoteosi di pura energia.

Per il resto l’impostazione classica non ha lasciato spazio a molte novità, ma I Migliori Anni è un programma di valore e qualità, che permette di arricchire il proprio bagaglio culturale di nozioni, su vicende del passato e di epoche lontane da quelle in cui si vive, che altrimenti potrebbero rimanere ignote. Un modo diverso per conoscere la storia, nel senso più ampio del termine, che non sono solo date e nomi, ma anche circostanze in cui invenzioni e nuove scoperte rivoluzionarono la vita della gente. Passaggi storici epocali ripercorsi e vissuti in quella macchina del tempo che è la trasmissione.