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Vintage, lo style immortale vissuto a New York

vintage_NY“La moda passa, lo stile resta”. La citazione dell’icona della moda Coco Chanel incarna al meglio lo spirito del vintage, termine dal francese che avvicina il vino alla mise.

L’age du vin” nasce negli anni ‘70 quando i figli dei fiori riciclavano l’abbigliamento un po’ per economia, un po’ per protesta. Di qui, come i vini delle migliori annate, abiti e oggetti senza tempo divengono pregiati e ricercati. Da fenomeno di nicchia per intenditori, è diventato di massa, tentando pur sempre di sottrarsi alle dinamiche commerciali: un gusto per le cose che hanno una storia, una tendenza cross gender e trasversale, che si estende alla vita quotidiana, alla musica, ai film, al design, alle auto, alle illustrazioni pubblicitarie e al look. Uno stile di vita, quello vintage, che resiste alle mode, mai semplice rivisitazione o adattamento. Il boom è evidente dal successo riscosso in questi ultimi anni da boutique e mercatini sparsi proprio nelle grandi città, tra cui New York, metropoli resa unica dagli opposti che vi convivono e che si fondono insieme creando quel mix magico e affascinante da cui tutti sono attratti. La grande mela, avveniristica, esibizionista, in cui niente è mai troppo e tutto è in continua trasformazione, ha da tempo compreso la filosofia alla base della moda vintage: niente invecchia se lo si fa rivivere nel modo giusto. Mecca dello shopping, vi si trova tutto e il contrario di tutto: dallo stile boho ovvero bohemienne e chic dell’East Village all’abbigliamento retro dei negozi di Soho, il quartiere degli artisti, dai cimeli d’inizio del secolo, che si possono scovare a Little Italy, ai cappelli anni ‘30 nelle botteghe di Harlem, dai gadget di Chinatown alle scintillanti vetrine di Manhattan, tra la Fifth e la Madison Avenue. All’improvviso e inspiegabilmente vi scoprirete instancabili e disorientati a passare da un negozio all’altro con le mani cariche di variopinte shopping bags o sperduti in uno dei grandi magazzini, Macy’s, Bloomingdale’s, Saks, colossi commerciali in cui si può trovare di tutto. Basterà poco per sentirvi trascinati in quell’eccitante vortice di consumismo che fa nascere, anche nei più scettici, l’irrefrenabile bisogno d’acquistare anche il superfluo. Nella Grande Mela confluiscono gli stilisti più affermati, ma esiste un sottosuolo di artisti emergenti che coniano, stravolgono e sperimentano mode e tendenze. E’ qui che il ‘virus’ del vintage sta contaminando tutte le generazioni: qui nasce il gusto di indossare tutti i giorni abiti vecchi e nuovi in modo eccentrico ed originale; ognuno si crea un suo stile d’abbigliamento, spesso inventato, espressione personale di uno stato d’animo e di un sentito clima postmoderno. Tra gli ampi loft e le palazzine in ghisa con le famose scale antincendio a vista, si trova il cuore pulsante dello stile vintage. Soho (ovvero South of Houston Street) e No.li.ta. (North Of Little Italy) sono i due quartieri emergenti di Manhattan che offrono innumerevoli chance di imbattersi nel “deja portè”, ma anche Williamsburg, quartiere di Brooklyn dal quale si può godere del panorama sullo skyline, è una meta imperdibile per gli appassionati del vintage. Nelle piccole boutique si respira l’odore di stoffe già indossate da altri corpi e ci si chiede quante storie avranno già vissuto scarpe e stivali che le popolano. Vi troverete circondati da pizzi, spille decò, tacchi a rocchetto, bigiotteria e bottoni, occhialoni sixties, pantaloni a zampa, frange charleston, glitter e denim anni ’80, vinili introvabili, frontini e cappellini piumati, biancheria da boidoir, gonne multicolor anni ‘60 fino all’oggettistica più curiosa. Tra i pezzi più richiesti le minigonne originali di Mary Quant, gli abitini di Prada anni ’70, le borse di Gucci e Fendi e i pantaloni “alla pescatora” a metà polpaccio che si vedevano a Capri negli anni ‘50. Insomma, l’unico consiglio è partire con una valigia vuota e riempirla non solo di ricordi.

di Valeria Fornarelli

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