Secondo Pascal il cuore segue ragioni che la ragione stessa non conosce ed è probabilmente per questo che l’amore non prevede sottomissione a nessuna imposizione sociale. Su questa naturale libertà e sulla purezza del sentimento Bavo Defurne ha fondato la struttura portante del suo North Sea Texas che, presentato nella sezione Alice nella città, offre al pubblico più giovane e ad un mondo di adulti ancora scettico la realtà di una passione adolescenziale gay. Ambientato in un piccolo paese lungo la costa belga, la vicenda di Pim, figlio sedicenne di una madre single ex reginetta di bellezza, e di Gino, vicino di casa e rifugio consolatorio nei momenti di solitudine, definisce l’essenza di un percorso umano dove l’idea di peccato e vergogna non è contemplata. Concentrato sul nascere e consolidarsi di un rapporto d’amorosi sensi tra due ragazzi, Defurne punta la macchina da presa sul particolare per mostrare che, nella sua universalità, il cuore non concepisce alcuna differenza di sesso. Uno spunto interessante anche se non esattamente innovativo che, però, non trova soddisfazione nello sviluppo narrativo e realizzativo di questo lungometraggio d’esordio. Nonostante la volontà di affrontare la tematica da un punto di vista naturale e non sensazionalistico, il regista trasforma la sua creatura nel compendio perfetto della cinematografia dedicata al tormento e all’estasi dell’adolescenza. Dall’abbandono da parte dei genitori, rappresentanti di un universo costantemente assente quanto inefficace nelle sue rare esternazioni, passando per le sofferenze di un rapporto che illude per poi deludere fino all’inevitabile quanto precoce perdita d’innocenza, North Sea Texas è un film che, almeno nella forma, non è in grado di toccare l’anima né di scuotere le coscienze. Almeno fino all’epilogo finale che, attraverso l’accettazione dell’amore in ogni sua forma ed esternazione, attribuisce finalmente profondità e personalità al percorso intrapreso.
di Tiziana Morganti