Sono sempre più le locande, gli agriturismi, le osterie e le trattorie che fanno il sold-out con piatti della tradizione. Tradizione nazionale, regionale, provinciale o del territorio, un fenomeno che va di contrappasso a quello della lingua Italiana, tempestata da errate abbreviazioni fonetiche e spesso strampalati termini anglosassoni. Eppure anche i giovanissimi inondano le piazze ed i banchi gastronomici delle sagre di paese. Vuoi per la crisi ( mangiare alle sagre, costa meno che al ristorante) vuoi per la (ri)scoperta di un antico sapore che dopo aver trascorso anni nel limbo del fuori moda, l’odierno protagonista delle gioie enogastronomiche parla in “dialetto”.
E così, ecco gite fuori porta per andare alla Sagra della polenta con le spuntature, delle pappardelle al cinghiale, dell’asparago selvatico, dello spiedino, della selvaggina, della mozzarella di bufala, del fungo porcino e via dicendo. Senza dimenticarci degli agriturismi, spesso più costosi, ma tutto sommato abbordabili per un pranzo domenicale. L’Umbria, il Trentino il Piemonte ed il Lazio ne pullulano e da quel che si vede, non sembrano mai vuoti.
Tra i piatti da sagra, da festa paesana, da grigliata, da barbecue in terrazza con gli amici, da pic-nic anni ’80 e da escursione di un tempo, vorrei spendere due parole per un “evergreen” della categoria gastronomica della tradizione che concilia convenienza e bontà.
Parliamo dell’arrosticino.
Uno spiedino di carne di pecora o castrato (o agnello ) tipico della cucina rurale abruzzese, povera ma consistente. I cubetti di carne, finissimi, di circa 1 cm (vedi foto) spopolano da sempre tra vecchi giovani e bambini. In estate ed autunno, in Abruzzo , teatro di magnifiche feste gastronomiche è ospite immancabile assieme alle patatine fritte ed al Montepluciano. Cotti sulla “furnacella”, un barbecue allungato e lungo tanto quanto basta per appoggiarci l’arrosticino sopra, vengono serviti a cartocciate conditi con del semplice olio d’oliva e un po’ di sale. Il segreto della loro bontà, risiede nei piccoli veli di grasso infilzati tra un bocconcino e l’altro di carne. Originariamente di pecora, oggi se ne trovano più che altro di castrato. Nati in Abruzzo, sono molto ben conosciuti ed apprezzati anche nelle regioni limitrofe. La nostra capitale ad esempio, che conta molti abitanti di origini abruzzesi, brulica di trattorie che li propongono. Anche il basso Lazio, la Campania, l’Umbria le Marche ed il Molise sono ben preparati in materia di arrosticini e molte varianti di spiedini sono presenti su tutto il territorio italiano. Ma guai a paragonarle al vero arrosticino di pecora, qualora ne parlaste con un interlocutore abruzzese. Questa pietanza è un vero vanto e simbolo gastronomico regionale tra le molteplici specialità de l’Abruzzo. Chiamati anche cippe, arrustelle o rustelle, gli arrosticini furono inventati a Villa Celiera, in provincia di Pescara, o per lo meno così narra la tradizione.
Siete avvertiti, se passate in Abruzzo non fatevi mancare una sosta- arrosticino, non ve ne pentirete. “Scì scì, è proprio accuscì”!
Per saperne di più sulla Gastronomia abruzzese:
http://www.cucinaabruzzese.it/
http://www.abruzzomio.it/gastronomia.htm
Per sapere le date di sagre regione per regione:
www.sagreinitalia.it
Trattorie ed Osterie regionali:
http://www.italianodoc.com/Homepage/trattorie.htm
Agriturismi nel Bel Paese :
http://www.agriturismitaliani.it/
di Giada Martinucci