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Taste of Roma 2014: Intervista a Chef Rubio

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Taste of Roma 2014: Intervista a Chef Rubio

Taste Of Rome 2014 - Chef Rubio - ©Silvia Gerbino

Taste Of Rome 2014 - Chef Rubio 02 - ©Silvia Gerbino

Taste Of Rome 2014 – Chef Rubio 02 – ©Silvia Gerbino

Incontro “dietro le quinte” con la star di Unti e Bisunti

Viene preso d’assalto sin dalle prime ore della serata: i suoi fan sono ragazze, giovani amanti del rugby e famiglie con figli. Nessuna distinzione di sesso o di età, tutti uniti in un solo nome: quello di Chef Rubio. L’amatissimo cuoco di Unti e Bisunti tornerà il prossimo 27 Ottobre su DMAX (canale 52 del digitale terrestre) con un nuovo programma: I Re della Griglia, talent “in salsa barbecue” che lo vedrà affiancato da Paolo Parisi e Cristiano Tomei. Ospite d’eccezione del Taste of Roma, abbiamo incontrato Chef Rubio dietro le quinte, poco prima della sua affollatissima lezione di cucina.

  • Tema principale dell’edizione di quest’anno è la sostenibilità: cosa manca alla cucina italiana per essere davvero sostenibile?

«Non le manca praticamente nulla. Manca la voglia di renderla sostenibile. Bisognerebbe che tutte le persone che praticano questo mestiere, dagli addetti ai lavori in cucina alle persone che semplicemente ne parlano, siano disposti a prendere esempio da altre situazioni, come quelle in Nord Europa. Nonostante la nostra potenza in termini di materie prime dovremmo imparare da loro che, con meno risorse, sono riusciti ad essere più ecosostenibili e ad avere un impatto meno invasivo sull’ambiente.»

  • Quindi è più una questione di cultura che non c’è?

«In generale qui in Italia non c’è più cultura: non legge più nessuno! Vale anche per il cibo. Troppo spesso chi ne scrive, giornalisti e blogger, si sente in diritto di diffondere verità inconfutabili senza conoscere la storia e l’evoluzione dell’alimentazione e della buona tavola… de che stamo a parlà?»

  • A proposito di blog: quelli di cucina sono sempre di più. Che ne pensi?

«Che non è una questione strettamente di cucina. Si tratta proprio di quello che stavo dicendo prima: se un blog rimane nell’ambito del “gossippetto”, della moda del momento, del “copia e incolla” di qualcosa che è già stato preso e trattato da qualcun altro, chi scrive non fa né il bene suo (perché nessuno vedrà una caratteristica personale che lo differenzi dagli altri) né il bene di chi lo legge. Spesso chi legge è pigro, purtroppo. Non ha cultura e si affida a due parole scritte su un blog o su Facebook. Poi dice: “Aò! Questa s’è magnata solo banane per un mese ed è dimagrita! Magnàmose solo banane!” ed ecco che avveleni le persone e gli crei anche degli scompensi alimentari. Ecco cosa intendo quando parlo di cultura, avere l’umiltà di studiare. Perché la situazione è drammatica.»

  • Parliamo di te: in cosa ti senti diverso dai tuoi colleghi illustri?

«In nulla. Sto facendo la stessa cosa che fanno loro, solo che la faccio seguendo un mio percorso. Ma possiamo essere tutti amici. Esiste il campanilismo nato in Toscana secoli e secoli fa e lo stiamo portando avanti in tutti i lavori che facciamo: se ci fosse un po’ più di solidarietà fra colleghi, la situazione migliorerebbe di gran lunga.»

  • E quanta ce n’è di solidarietà in questo settore?

«Ce n’è. L’ho vista tra le nuove leve, in loro c’è la predisposizione a coalizzarsi. L’errore, semmai, è che stanno utilizzando le loro ottime preparazioni e tecniche per scimmiottare i mostri sacri, che sono giustamente ai vertici della cucina italiana. Se si liberassero di questo peso,  sarebbe meglio».

  • Ultima curiosità: cosa si cucina la sera uno chef quando torna a casa?

«Niente. Il cuscino. Me cucino quello e me metto a dormì.»

 

di Lucia Gerbino