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Guida alla felicità minore
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La regina delle bibite…

CocaCola1È talmente corrosiva che ti può bucare lo stomaco, c’è chi la usa per lucidare le carrozzerie delle auto, poi c’è sempre quel conoscente dell’amico di famiglia che rovesciandola per terra si è accorto che la bibita in questione avesse il potere di decolorare le mattonelle.

L’ingrediente segreto della sua ricetta è la cocaina. Insomma,  di leggende metropolitane questa bevanda ne sa qualcosa. Avrete tutti ben capito che qui si parla di Coca-Cola. Nonostante gli svariati tentativi “d’infangare” la sua reputazione, la celebre lattina rossa, continua ad essere la regina indiscussa del mercato delle bollicine.  
Oggi la troviamo in più di 200 paesi sotto 450 marche diverse. Ogni 10 secondi nel mondo 126.000 persone comprano un prodotto del brand Coca-Cola. Questo fa si che ogni giorno, più o meno 1,5 miliardi di bevande Coca-Cola, vengano consumate nel mondo. Il suo potere di mercato è inarrestabile. Tra il 2000 ed il 2007, il suo giro d’affari è passato da 17,4 a 28,8 miliardi di dollari. Non crediate che la fascia di maggior acquirente spetti all’America del Nord, perché ha “solamente” un 15% nel grafico illustrante le vendite mondiali. Un 15% per l’Europa, un 26% per l’Asia ed il Medio Oriente, un 7% per l’Africa e ben un 27% per l’America Latina*.
Perché tanto successo? Forse ripercorrere la sua storia potrà esserci d’aiuto nel tentativo di rispondere a questa domanda. La Coca-Cola nasce da un’idea di John Pemberton, un farmacista americano di Atlanta, Georgia. Una bevanda rinfrescante non era certo il suo scopo. La Coca Cola, chiamata così per gli ingredienti della sua prima ricetta ovvero la noce di cola e la foglia di coca, veniva venduta come rimedio al mal di stomaco, di testa e alla dissenteria. La prima ricetta, concepita nel 1885, era denominata “French Wine Coca”. L’ispirazione veniva dal Vino-Mariani, celebre bibita dell’omonimo chimico inventore francese che andava spopolando in Francia in quegli anni.  Qualche tempo dopo, a seguito di un referendum nella città di Atlanta, l’alcol diventa proibito. Pemberton è costretto a sviluppare una nuova formula senza alcol, sempre e comunque a base di coca (che rimarrà nella ricetta fino ai primi anni del Novecento). Nel 1887 Pemberton registra il marchio Coca-Cola, cocacola2
ma la sua avventura imprenditoriale non finisce bene, venderà per pochi soldi la sua cola ad Asa Griggs Candler, un uomo d’affari molto scaltro che da tempo fiutava la possibile grande occasione di guadagno racchiusa nella bibita. Così comincia l’avventura del prodotto che conosciamo, arriva la scritta in caratteri spenceriani e le sempre più tartassanti campagne pubblicitarie.
Nel 1919 venne quotata in borsa e negli anni Venti cominciò a varcare i confini americani per esportarsi nel mondo. Nel nostro paese arrivò nel 1927 nella celebre bottiglietta e nel 1980 in lattina. La bottiglietta, modello registrato, si narra fosse nata ispirandosi alle forme della conturbante attrice Mae West, ma in realtà, non lo si può provare. Per quanto riguarda la celebre formula, a quanto pare riposerebbe nelle segrete della SunTrust Bank di Atlanta, tra l’altro, storico partner finanziario della ditta. In realtà trovare la ricetta non è difficile, su internet o nel libro di William Reymond “L’Inchiesta proibita”, i curiosi troveranno i dettagli. Anche il mito dell’ingrediente 7X, mito un po’ svanito in realtà, ha contribuito al suo fascino. Si tratterebbe di un ingrediente top-secret custodito in una cassetta di sicurezza della Trust Company di Georgia nella città di Atlanta. Il vero grande segreto, starebbe nei tempi e nelle modalità di preparazione. Effettivamente non è dato sapere l’ordine preciso dell’utilizzo degli ingredienti e poche persone al mondo lo conoscerebbero alla perfezione.
cocacolaLa tradizione “orale ufficiale”, vorrebbe che le uniche due persone al mondo a sapere perfettamente gli ingredienti e le fase lavorative del prodotto non viaggino mai assieme e non pernottino mai nello stesso hotel, al fine di preservare il gran segreto anche in caso di sciagura. A parte l’ottima trama da film americano e le speculazioni fiorite e rifiorite nel corso degli anni, la Coca-Cola piace, vende e riesce a stare al passo con i cambiamenti generazionali, inseguendo nuovi trend e scimmiottandone di vecchi, con un’astuzia da vera rockstar navigata. Anche molti dei suoi slogan hanno lasciato il segno, dall’evergreen “Drink coca-Cola” nato nel 1886, al corrente “The impossibile, it’s made possible”, passando per il mitico “I’d like to buy the world a coke” del 1971 e “For people on the go”, slogan che sembrerebbe attualissimo, degno delle generazioni “internettiane” e dei viaggi low-cost , ma in realtà risalente al 1954!
Forse è proprio questo il suo segreto. La Coca-Cola piace perché è un prodotto sui generis. Non si schiera tra ricchi e poveri, tra bene e male, lei è Coca-Cola punto e basta. La sua  missione è rinfrescare, dare brio e benessere, insomma, “ringiovanire” chi la beve. In questo non ha rivali. Solo l’eterna antagonista Pepsi-Cola, altro prodotto molto stimato dai consumatori può darle filo da torcere, ma la regina non sembra volere abdicare dal suo trono gassato. I suoi continui investimenti in re-looking, strategie pubblicitarie e quant’altro sembrano ben spesi vista la sua fama d’acciaio. Dal punto di vista umano, le critiche mosse alla fabbrica, come a tutte le multinazionali, sono molte. Questo è anche dovuto al fatto che la Coca-Cola, impiantandosi come produttore, nelle nazioni dove la si consuma, viene a contatto con realtà civili e sindacali spesso diametralmente opposte alle normative americane, creando attriti e malintesi. Vi sono molte reti di boicottaggio Coca-Cola nel mondo, curiosando su internet, se la faccenda vi incuriosisce, potrete facilmente trovare materiale di facile accesso. Altro punto sul quale si disquisisce, a vanvera e scientificamente, è quello legato ai possibili effetti collaterali a discapito della nostra salute. I primi imputati sono la caffeina e la gran quantità di zuccheri che la Coca-Cola contiene.  Seguono il suo ph pari a circa 2.4, l’aspartame utilizzato nella sua versione dietetica e la famigerata voce non meglio specificata “aromi naturali”.    
Buona o cattiva, la coca-Cola continua a vendere. C’è chi addirittura la impiega in cucina con le costine di maiale http://senzapanna.blogspot.com/2009/09/ricetta-ispirata-al-concorso-bbq.html o con la lonza http://www.blogdicucina.it/?p=1581 . Se non ve la sentite di provare ricette così fantasiose ma avete voglia di giocare al piccolo chimico, elaborando voi stessi l’amata bevanda, provate a seguire la ricetta pubblicata da LaRepubblica:    
http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/crack-coca-cola/1.html .
Buon divertimento!!!

Per saperne di più:    

Mark Pendergast “For God, Country and Coca-Cola. The Unauthorized History of the Great American Soft Drink and the Company that Makes it”   
William Reymond “L’Inchiesta proibita”

*Tutti i dati di questo paragrafo sono presi dal sito ufficiale della Coca Cola France.

di Giada Martinucci

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine