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Sister Act al Teatro Brancaccio

Sister Act - Il Musical

Sister Act – Il Musical

Suor Cristina tra gli interpreti del musical

Deloris o Suor Maria Claretta. Chiamatela come volete, di sicuro non ha bisogno di presentazioni e di certo è tornata. Il personaggio reso noto da Whoopi Goldberg, e che ha fatto il successo di “Sister Act”, viene di nuovo portato in scena al Teatro Brancaccio, dove il cult è ripresentato con un cast di interpreti abili, tra cui Suor Cristina: le sue doti canore già furono messe in risalto da “The Voice of Italy” e che questo musical ribadisce. Il pregio di questo spettacolo è che viene riproposto, ma senza che la trama sia stata riprodotta fedelmente, anzi, al contrario, in certe parti è stata rivisitata e la storia rielaborata in maniera originale e intelligente, persino in alcune battute. Una scenografia complessa ed articolata, in cui l’ambientazione non è mai la stessa ma gli sfondi vengono sempre variati, fa il resto. Il risultato è un racconto di formazione fresco e moderno, in cui Musica e Religione si fondono, uniti dal comune denominatore della ricerca della Libertà individuale, che diventa il vero bene prezioso da perseguire e in cui credere. Le melodie liturgiche assumono sfumature rock e pop e l’universo clericale si fonde con quello ‘mondano’ del mondo dello spettacolo, per una visione di una religione terrena, trattata in modo molto semplice ed umano, in linea con lo stesso immaginario che ha voluto dare Papa Francesco e ribadito di recente dal Pontefice. Non manca la comparsa del Santo Padre, per un’ovazione con cui si è voluto omaggiare il compleanno di Papa Bergoglio del 17 dicembre scorso. Si è trasmesso un senso nuovo della fede quale aiuto disinteressato reciproco e del prossimo, facendo del bene in maniera spontanea; parallelamente suor Cristina, che veste i panni della novizia suor Maria Roberta piena di interrogativi, diventa una nuova Madre Teresa di Calcutta pronta a difendere la sua ‘Libertà’ di scelta acquisita. Quella in cui racconta della sua vocazione è una delle scene migliori, non solo per le doti canore di suor Cristina come già accennato, ma perché la religione viene presentata come qualcosa non di trascendentale, ma che dà il significato più vero della vita in cui ognuno può diventare un eroe con piccoli gesti. Questa è la vera ‘Favola’ che si costruisce, come canta Deloris o suor Maria Claretta. La solidarietà, la fratellanza, l’uguaglianza e la complicità sono le vere risorse in più che uniscono. Per questo, se è un musical “travolgente”, come viene definito nello spettacolo, è un’opera più sociale che religiosa, perché la religione diventa pregna di umanità. Ed è attualizzata per cui, con gag nuove e battute inserite ad hoc, si citano e si affrontano i temi sociali contemporanei più salienti. La religione, punto di riferimento per una società e per giovani allo sbando, è così un’entità in cui avere fiducia. Vi sono, tuttavia, sfumature anche comiche e toni divertenti per alleggerire un po’ l’atmosfera, anche grazie al personaggio di suor Maria Patrizia (Manuela Tasciotti), sempre sorridente: anche un sorriso può essere ‘travolgente’ e dare ‘sollievo’ e ‘speranza’.

La protagonista Deloris (Belia Martin) è alla ricerca della sua strada come suor Maria Roberta, come la Madre Superiora (Francesca Taverni), come il convento di Santa Caterina (avvolto nell’incertezza di quello che sarà il suo futuro), come Monsignor O’Hara (Pino Strabioli). Con l’aiuto dell’altro è più facile trovarla. Per questo è un romanzo di formazione corale e sociale e soprattutto molto umano. Uno stratagemma fortunato e ben riuscito è giocare con le controfigure o con doppi attori a recitare gli stessi ruoli, per cambi d’abito senza che il pubblico faccia in tempo ad accorgersene, come ad esempio il poliziotto che deve proteggere Deloris. I panni di suor Maria Roberta verranno vestiti, infatti, sia da suor Cristina che da Veronica Appeddu. La religiosa sarà impegnata successivamente in concerti di beneficenza in Vietnam, a Malta e in Australia.

Anche le risate sono impegnate perché sanno di riflessione, che è spronata dal musical stesso. Per questo appare tutto reale e il vero ‘miracolo’ è riscoprire l’umanità in ognuno di noi, per ritrovare persino il vero senso del Natale. I canti di Chiesa diventano ‘popolari’, ovvero si diffondono tra la gente con facilità, perché sanno parlare alle persone e toccare i loro cuori: questa è la potenza della religione e questo vuol dire riconoscersi tutti esseri umani simili. Senza nessuna discriminazione, si compie il vero cammino di ‘redenzione’ per dirla in termini religiosi, oppure (in maniera più ‘terrena’) di ‘trasformazione’ e ‘cambiamento’. Per un nuovo ‘Sister Act’ fresco e moderno. Per una ‘nuova’ Chiesa che apra le sue porte a tutti, che accolga e non respinga, che avvicini e non opponga, che dia sollievo agli afflitti e ai bisognosi. Molto ‘francescana’ e meno ‘corrotta’ o ‘dedita’ alle ricchezze e ai beni materiali piuttosto che spirituali. Qui la povertà di possedimenti lascia il posto a una ricchezza umana e spirituale encomiabile.

di Barbara Conti