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Uno Nessuno e Centomila al Teatro Sala Umberto di Roma

Dal 20 aprile Enrico Lo Verso ci conduce nel mondo di Pirandello

Al Teatro Sala Umberto di Roma Uno Nessuno e Centomila, spettacolo tratto dal celebre romanzo di Luigi Pirandello, il cui adattamento scenico e regia sono firmati dalla giovane regista Alessandra Pizzi, e le cui redini sono affidate all’unico attore Enrico Lo Verso, tornato a teatro dopo dieci anni di assenza dal palcoscenico.  Un compito non semplice per l’attore, a cui vanno i complimenti perché reggere da solo un testo sacro come questo di Pirandello, con il peso di un “naso” che non è da meno di quello del Cyrano … beh, non è da tutti.  Lo spettacolo in realtà è nato ed ha debuttato in scena un anno fa, a Lecce, ed è stato così descritto e recensito: “Vitangelo Moscarda (per gli amici Gengè) interpretato da Lo Verso, è un uomo di oggi, vaga nelle difficoltà della quotidianità, alla ricerca di conferme esterne, sino alla conquista della consapevolezza del proprio ‘sé’ che è l’unico vero traguardo dell’esistenza. Enrico Lo Verso aggiunge alla sua interpretazione una sicilianità che omaggia le sue origini, oltre che quelle dello stesso Pirandello.  Ed è anche questa sicilianità a dare nuova linfa vitale alle parole dell’autore che, pur essendo romanzo, diventano ancor più vive nel teatro in questa riuscita trasposizione testuale.  Il secondo punto forte di Lo Verso è un’ingenuità che non è infantile scoperta di sé quanto piuttosto adolescenziale, ma al contempo vivo tormento che suscita nel pubblico, empaticamente in contatto con il protagonista, un moto ad agire e a re-agire alla vita, senza esserne soltanto passivi protagonisti, come troppo spesso avviene nelle messe in scena del teatro pirandelliano. La carica di Lo Verso, dunque, e il mix perfetto che ha con Alessandra Pizzi, creano uno Gengé che ci incita ad un cambiamento, più che semplicemente mostrarcelo, come se fossimo di fronte ad uno specchio.  Del resto, citando Gilberto Scaramuzzo, professore universitario che utilizza da sempre Pirandello ed il suo teatro come paradigma ed esempio di studio e di paidèia: “Costruire lo specchio di una persona non è mai azione neutrale, si parte sempre da una domanda, da una esigenza, che costituisce l’angolatura sotto la quale si guarda il soggetto che lo specchio riflette (…) La domanda da cui si parte condizionerà dunque, come un’angolatura segnata, tutto quello che si vedrà di poi.” Ed è proprio questo che la trasposizione scenica della Pizzi di Uno Nessuno e Centomila fa per noi, ovvero fornirci un’angolazione, un punto (anzi molti punti) di vista della realtà: nella sceneggiatura in primis, nell’interpretazione dell’attore protagonista, fin ad arrivare anche alla scenografia, che ci appare astratta e senza tempo ma contemporaneamente suggestiva e significativa, con specchi appesi attorno alla scena, cornici vuote e pronte ad accogliere l’animo di chi ci riflette, ovvero Gengè, che tenta di “vedersi senza pre-vedersi”, o di Pirandello stesso, che si mostra al pubblico attraverso il suo testo, e che noi come pubblico dobbiamo riuscire a vedere. Dobbiamo riuscire a vedere l’immagine di Pirandello prima che Pirandello stesso si sia avvicinato allo specchio.  (cit.