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Tutte le notti

Tutte_le_nottiQualcosa di diverso viene rappresentato al TeatroDueRoma in questi giorni, nella pièce teatrale Tutte le notti di Gianni Guardigli, dedicata a Lakmé Pabis, vitale donna armena della comunità di Roma, non più in vita.

Si entra prepotentemente nella tragedia, si viene introdotti nel baratro del “Male” così come il popolo armeno definisce il genocidio di cui fu vittima nel 1915 ad opera della componente turca dell’allora Impero Ottomano.
Il primo degli spaventosi genocidi di cui si è macchiato il secolo che ci ha preceduto, e nello stesso tempo il più dimenticato, negato tutt’ora dalla Turchia. Eppure la memoria è presente dolorosamente in chi lo ha vissuto, proprio perché è riuscito a salvarsi, vuole portarne avanti il ricordo, lasciando questa terribile eredità alle generazioni successive.
Tre donne si scambiano questa esperienza, tre modi diversi di affrontare il male ed il dolore, tre generazioni. La donna del passato soffre, ma insieme col pesante ricordo, protegge il dolore della figlia, donna del presente, che distrutta dalla morte prematura del figlio in un incidente, non riesce a mescolare dolore a dolore, né accettare sofferenze diverse dalla propria. La terza donna, la nipote, è agguerrita, forte, e cerca di capire, di sapere, vuole combattere. Molte domande rimangono sospese nell’oscurità del palco, domande scomode, gravide di sgomento, incredulità e dolore. Intensa l’interpretazione delle tre attrici: Anna Maria Gherardi, Carla Cassola, e Barbara Chiesa, pienamente inserite nei diversi ruoli.
Lo spettatore viene coinvolto ed aggredito dalla violenza dei fatti accaduti, con le urla dell’unico maschio presente nello spettacolo, ed interpretato intensamente dall’attore Giovanni Carta: uomo simbolo dell’uomo turco e delle sue contraddittorie certezze che variano dalla persecuzione alla limitata solidarietà contemporanea, alla negazione assoluta dei fatti che si dimostra pronta ad uccider ancora. Egli commenta e puntualizza ciò che è accaduto, avendo la funzione del coro tragico greco, sebbene in questo caso al maschile.
La regia esprime pienamente il senso del messaggio, alternando periodi di forte staticità dove è l’azione dirompente della parola che determina il movimento dei sentimenti contrastanti, a momenti di grande dinamicità nei quali un suono, un rumore o lo spostamento degli attori non è mai lasciato al caso.
Emozionante il simbolo dei calchi di gesso a forma di scarpa, che vengono sbattuti violentemente sul palcoscenico, quasi simbolo di morti ignote, ma comunque presenti come macigni e come tali pesanti. Lo specchio inclinato sullo sfondo della scena ne amplifica il numero e lo spettatore percepisce l’infinitezza del senso della perdita.
Il commento musicale alternato tra il pianoforte ed una piccola pianola a soffietto, composto ed eseguito da bravo Simone Maggio si compenetra delicatamente con le parole recitate, mentre delle volte si alterna come unica nota a contrasto, ed è parte integrante dell’emozione che la rappresentazione riesce a dare allo spettatore spesso ignaro, ma sicuramente coinvolto.Tutte le notti è in scena fino al TeatroDueRoma fino al 22 marzo

di Svevo Ruggeri

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine