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Safari Live – Work In Progress

Safari Live - Work in Progress

Safari Live – Work in Progress

Dal tempo dell’indifferenza al tempo della rivolta

In una piccola scena buia si apre lo spettacolo di Emanuela Liverani. Un lenzuolo appeso per la proiezione, un uomo, la sua storia, il suo percorso di vita fino alla decisione di vivere nella giungla.

Gabriele Sabatini, perfettamente padrone della scena, è il Cacciatore. Attraverso una voce modulata, attenta ed espressiva, racconta la sua storia, la storia di un uomo che, per scelta o per necessità, ha deciso di vivere a contatto con la natura, allontanandosi dall’indifferenza della vita metropolitana. Attraverso le parole racconta i sentimenti, le angosce, le ansie che attanagliano una vita solitaria che protende, passo dopo passo, verso la rivolta.

Ma proprio mentre diventa una certezza la sua solitudine, appare una donna, condotta nella giungla dalle stesse motivazioni che hanno trascinato il Cacciatore. La Donna, muovendosi in un ambiguo percorso tra passato e presente, ripercorre storie ed esperienze, luoghi e tempi, vissuti nella consapevolezza che il limite ultimo è rappresentato dalla rivolta nei confronti dei nemici e dei sopraffattori. Lucida e intensa è l’interpretazione di Emilia Scarpati Fanetti nel ruolo de La Donna. Ricca di citazioni eloquenti (Salgari, Camus, Steinbeck, Evans), a volte ridondanti, è invece la narrazione. Un racconto oscuro scaturito da un tempo dell’indifferenza che guida e accompagna l’Uomo verso il sentiero che conduce alla giungla.

Safari Live – Work in progress è lo spin-off di un progetto di cortometraggio che segna e interrompe la recitazione. Scatti, pose, suoni metropolitani, immagini proiettate, tentano di stabilire una connessione tra la scena e la vita, tra il teatro e il cinema frastornando a volte lo spettatore che può aver difficoltà nel ricomporne la trama. Il passaggio, a tratti brusco, tra palcoscenico e schermo, in un gioco volontario di campo è controcampo, restituisce l’idea di un “work in progress” ricercato dalla regista, ma timidamente persuasivo nella resa finale.

di Maria Teresa Pasceri