La Sycamore T Company presenta ossessioni, deliri e gabbie per un intenso mese di aprile ed un inizio di maggio
Il Recinto, Numerosi delle 7e47 ed Oscillazioni, sono i titoli dei tre spettacoli messi in scena dalla Sycamore T Company sul palco del Piccolo Re di Roma che partiranno da venerdì 16 aprile fino alla fine del mese e i primi di maggio.
Il Recinto, scritto da
Georgia Lepore e con
Alessandro Averone,
Davide Lepore e
Marco Quaglia apre la rassegna attraverso la rappresentazione di un “non-luogo” forse fisico o forse dell’essere in cui uno Zingaro senza mano si ritrova. Il protagonista è seduto su una sedia con i piedi sul tavolo e tenta di farsi una sigaretta, con difficoltà perché ha la mano destra inutilizzabile. Pende dal polso come una foglia secca. Sembra tranquillo. Da fuori all’improvviso si sente un gran trambusto, il suono di una sirena e mani invisibili gli gettano ai piedi il corpo del Giornalista, tumefatto e stordito. “
il desiderio di declinare a mio modo le fondamenta del nostro essere: Libertà, Verità e Amore, è stata la mia spinta a scrivere questo testo” – dalle parole della regista.
In scena 16, 17 e 18 aprile.
La rassegna prosegue con
Numerosi delle 7 e 47 di
Ennio Speranza, una sorta di
Psicosi del 4 e 48 all’amatriciana, come la descrive l’autore, per rapportarsi al famoso testo di Sarah Kane.
Un uomo aspetta un autobus. O sogna di aspettarlo. Un uomo è in preda al delirio. O sogna il suo delirio. Un uomo è in balia delle sue ossessioni. O sono le sue ossessioni che lo hanno portato al punto in cui è arrivato. Un uomo aspetta un autobus. E squaderna la sua neurosi. Fino a che non si decide a compiere un atto risolutivo per mostrare a se stesso di essere capace di reagire. O forse anche questo non è che un inganno.
In scena con
Gabriele Sabatini il 23, 24 e 25 aprile.
Chiude “
Punti di rottura” lo spettacolo
Oscillazioni di
Vitaliano Trevisan: “
Oscillazioni, come una melodia che rimane identica ma sembra cambiare a causa delle armonie che le si muovono sotto, le parole di questo testo trasformano i propri significati, tramutando l’ossessione in presa di coscienza e viceversa, in una continua intermittenza sul cui sfondo si affaccia un destino incombente e, forse, ineluttabile. Attraverso il racconto di una vicenda personale ed estrema, il personaggio compie un viaggio fatto di percorsi mentali che si restringono su un quotidiano ossessivo per poi allargarsi fino a confrontarsi con l’idea del senso della vita e della Natura. Sinapsi poliritmiche che disegnano un’esistenza dove l’identità oscillante tra l’essere e il non essere cessa drammaticamente di essere un problema”.
Sul palco
Riccardo Bocci il 30 aprile e 1, 2 maggio.
di Manuela Tiberi