Jazz senza confini

Sembra scontato parlare di jazz quando si tratta di Gianluca Petrella. Ma basta ascoltarlo per capire che la sua musica rifiuta etichette.

Nato a Bari nel ’75 e diplomatosi con il massimo dei voti al Conservatorio, Petrella si è imposto come trombonista di talento in ambito jazzistico. Nel 1993 ha inizio il lungo sodalizio con il sassofonista Roberto Ottaviano che lo coinvolge in un progetto che vede protagonisti anche Michael Godard, Tom Varner e Marcello Magliocchi. Nel 1995 diventa primo trombone della O.F.P. Orchestra in cui viene di retto da Carla Bley, Steve Coleman e Bruno Tommaso. Dal 1997 hanno inizio le esperienze musicali internazionali: Petrella trascorre un periodo in Germania in cui collabora con musicisti tedeschi e olandesi. In seguito altri artisti di fama mondiale figurano tra i suoi collaboratori: Steve Swallow, Joy Calderazzo, Steve Coleman, Ray Anderson, Pat Metheny, John Abercrombie e Steven Bernstein per citarne alcuni. Preziosi anche i contributi degli artisti italiani come quelli di Paolo Fresu, Paolino Dalla Porta, Danilo Rea e molti altri. Petrella vanta anche presenze ad importanti festival internazionali (Montreal, Toronto, San Francisco, Chicago etc.) e ha ricevuto importanti riconoscimenti. Ma è con il quartetto Indigo 4, con cui ha due album all’attivo, che il trombonista di Bari si dedica alla sperimentazione muovendosi in territori extra-jazzistici. Con gli altri componenti del gruppo (Francesco Bearzatti, Paolino Dalla Porta e Fabio Accardi) Petrella arricchisce la sua musica esplorando il mondo dell’elettronica e le molteplici possibilità offerte dalle dissonanze, conferendo così alle sue composizioni uno stile ed una contemporaneità che le rende uniche.

di Lucia Gerbino