Il cantautore milanese si è spento all’età di 77 anni
Cantautore, cabarettista, attore e chirurgo: personaggio poliedrico Enzo Jannacci, tra i maggiori protagonisti della musica italiana del dopoguerra. Si è spento lo scorso 29 Marzo, nella sua Milano che, oltre a dargli i natali, è stata la sua “musa” che ha amato raccontare con la sua poesia ironica e irriverente.
Jannacci muore a 77 anni, per via di un cancro che lo aveva portato al ricovero presso la clinica Columbus, di Milano. Classe 1935, esordisce nel mondo del jazz ispirandosi a grandi maestri come Chet Baker, Stan Getz e Bud Powell. Diplomato al conservatorio in pianoforte, colpisce per la sua tecnica e viene presto segnalato tra i pionieri italiani del rock’n’roll insieme ad Adriano Celentano, Luigi Tenco e Giorgio Gaber. Cabarettista accanto a Dario Fo, dalla fine degli anni ’50 è solista: arriva alla fama grazie ai suoi pezzi comici e surreali come Il Cane Con I Capelli ma soprattutto con Vengo Anch’Io No Tu No, brano del 1969, che lo porta in testa alle classifiche. Tra i progetti recenti quello di un album con il figlio Paolo, che pensava di pubblicare proprio quest’anno. Tanti i messaggi di cordoglio per la scomparsa del cantautore milanese. Su tutti, spicca quello dell’amico e collega Enrico Ruggeri su Twitter: “Lo ricordo bene: intelligente, spiritoso, surreale geniale. Ha raccontato la poesia di Milano. Umanità, sorrisi, cervello. Enzo Jannacci. Grazie.”
di Lucia Gerbino