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8 marzo – Rock in Rosa: le rocker italiane

Gli emblemi dell’emancipazione femminile in musica

Dire alle rocker nostrane che appartengono al sesso debole sarebbe un’eresia. Loro sono forti, coraggiose, ribelli, ambiziose e soprattutto talentuose. Stiamo parlando di Nada, Loredana Bertè, Gianna Nannini e Irene Grandi, le cantanti rock scelte da Eclipse per festeggiare in musica la festa delle donne. Spesso accomunate da un’infanzia difficile, le nostre rocker sono oggi un esempio di coraggio e di rivalsa per tutte le donne che tentano di realizzare i propri sogni nonostante le numerose difficoltà.

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NADA

E’ un amore disperato quello di Nada Malanima per la musica. Conosciuta da tutti semplicemente come Nada, esordì al Festival di Sanremo del 1969. Aveva solo 15 anni il pulcino di Gabbro ma, con un motivetto leggero e vagamente tenebroso che si canticchia ancora oggi (Ma che freddo fa), diventò subito una star. Davanti agli occhi aveva ancora le immagini che le scorrevano il giorno della sua partenza sul treno Livorno – Roma. Con esso Nada lasciò la sua vita per andare incontro a qualcosa di cui ignorava l’esistenza, qualcosa che non aveva sognato né desiderato, qualcosa che altri avevano scelto per lei. Tra i fautori del suo destino c’è stata anche una donna, sua madre, con la quale la cantante ha sempre avuto un rapporto conflittuale e burrascoso. “Io non ho fatto mai nulla per diventare cantante, è successo tutto per la caparbietà di mia madre. Ricordo quando mi portò, contro la mia volontà, da un maestro di canto – un suo cliente di polli e verdure della nostra terra – e lui mi iscrisse a uno di quei piccoli concorsi di paese a cantare nelle balere. E lì uno di quei talent scout che andavano in cerca di bambini per lo Zecchino d’oro, mi sentì e disse che voleva portarmi subito a Roma, perché secondo lui avevo una voce pazzesca. E così fu e pochi giorni dopo la mamma e io eravamo sul treno per Roma” – ha raccontato recentemente in un’intervista per Repubblica. Nada aveva appena vent’anni quando abiurò la canzonetta: “Quando, dopo il successo, ho cominciato ad ascoltare musica, erano i meravigliosi anni Settanta e io mi sentivo più vicina al rock che ai cantautori. Sono rimasta un’incompresa proprio perché non costruisco melodie tipicamente italiane e il mio linguaggio è più sintetico, diretto, crudo di quello della canzonetta”.

Oggi Nada, nota a moltissimi come “quella di Ma che freddo fa e Amore disperato”, è in realtà una delle artiste più curiose e in movimento. Scrive romanzi, recita a teatro e pubblica dischi ruvidi e sinceri in bilico fra rock, jazz e qualsiasi cosa le accende, come dice lei, “il desiderio”.

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LOREDANA BERTE’

Loredana Bertè è una per cui la guerra non è mai finita. E’ una ribelle che prende a calci le convenzioni, i problemi e forse qualche volta anche chi non la capisce. E’ una donna che dalla vita ha avuto tanto, ma la vita, in cambio, le ha tolto molto. Loredana Bertè nasce il 20 settembre 1950 a Bagnara Calabra (RC) ed è considerata tuttora una delle pochissime rockstar al femminile della musica italiana. Loredana Bertè ha saputo unire nella sua lunga carriera ad un grande talento interpretativo una rara capacità di scrittura di testi venuta fuori in particolar modo in quelli che sono stati i suoi ultimi lavori discografici in studio. L’exploit di Loredana avviene nel 1975: il singolo Sei bellissima ottiene un grande successo e a tutt’oggi è considerato – con merito – un classico della musica italiana. La vera consacrazione arriva però nel 1978 con la pubblicazione di un 45 giri firmato da Ivano Fossati, dal titolo Dedicato. Per alcuni una sorta di manifesto politico, per Loredana un pezzo storico tra i più amati da lei stessa. La canzone farà parte di un album splendido, Banda Bertè (1979) che confermerà la cantante come una delle protagoniste del panorama rock italiano. Non si può però parlare di Loredana Bertè senza citare la nota sorella scomparsa, la grande Mia Martini. A ventitré Loredana diceva di lei: “Mia sorella? Favolosa. Per me è la più grossa cantante che ci sia in giro attualmente. La più moderna, la più immediata. Spero di riuscire ad esprimere anch’io quello che sento mentre canto, come fa lei! Mia sorella mi ha sempre aiutato, mi dice tutto quello che devo fare, mi da’ dei consigli preziosi, si farebbe a pezzi per me. E’ stata proprio lei a portarmi alla casa discografica per la quale sto incidendo un disco”.

Una vita, quella di Loredana, dal sapore amaro fin dai tempi dell’infanzia: un padre-padrone e una famiglia distrutta le hanno causato il mal di vivere. E’ costantemente depressa e in lotta con il mondo, difficile da gestire e aliena dai compromessi. Ma un modo per esorcizzare il dolore è riuscita a trovarlo: il canto, il mezzo con cui sfoga la sua rabbia e la sua ribellione nel nome del rock. Se le chiedono cosa significhi cantare per lei, risponde: “Ce l’ho nel dna. Se non salgo sul palco, se non mi sfogo, impazzisco. Divento matta”.

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GIANNA NANNINI

Gianna Nannini è nell’anima di tantissimi fan affezionati. Nasce a Siena il 14 giugno del 1956 e nel 1975 pubblica l’album California, il disco della svolta rock che – insieme al singolo America – la farà approdare, nel 1980, ai primi posti delle classifiche anche in Germania e nel Nord Europa. La consacrazione arriva nel 1987 con Maschi e altri, la sua prima raccolta di hit che vende oltre un milione e mezzo di copie in Europa. Anche Gianna, come le precedenti donne del rock italiano, ha avuto un rapporto difficile con i suoi genitori, con il padre in particolare. “Papà era liberale, repubblicano… Io facevo la femminista e mi facevo chi cazzo volevo. Ero anarchica. Frequentavo Lotta Continua. Ero sempre in fuga, sempre molti ragazzi attorno, importante era non seguire la morale comune. Da ragazza ho avuto anche otto uomini contemporaneamente. A gara con la mia compagna di banco”. Il padre la mise a lavorare in pasticceria e cercò in tutti i modi di ostacolare la voglia di libertà che le scorreva nelle vene, impedendogli di frequentare i concorsi canori. La carriera da pasticcera di Gianna Nannini finì a diciassette anni con due dita bloccate nella macchina dei ricciarelli. Fu allora che capì cosa avrebbe voluto fare da grande: la rockstar. Così fece le valigie e andò a Milano. Cominciò a fare provini su provini senza ottenere alcun riconoscimento finché non incontrò Mara Maionchi, la sua nota talent scout.

Le donne e il rock? Secondo la Nannini soltanto una donna può interpretare il rock: “La donna, rispetto all’uomo, ha questa caratteristica della melodia che le viene naturale, la melodia circolare. Lunare, non so come dire. Ha le fasi cicliche della melodia”. Di Gianna non si può certo dire che sia una donna romantica… Durante un’intervista ha dichiarato: “Nessuno vuole stare con me perché io sono innamorata del rock’n’roll. Io sono una suora. È inutile chiedermi con chi vado a letto. Ho una forte sessualità ma la sfogo nella musica. Il mio sogno è godere sul palco”.

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IRENE GRANDI

Nessuna è più stella di lei. Irene Grandi, nata il 6 dicembre del 1969, ha esordito nella Firenze degli anni Ottanta, con varie band giovanili. Nel ‘93 partecipa a Sanremo Giovani, l’anno dopo al Festival di Sanremo con Fuori, che convince critica e pubblico. Nel primo album, Irene Grandi, ci sono due pezzi firmati da Eros Ramazzotti e Jovanotti. Nel 1995 esce In vacanza da una vita (400 mila copie vendute) e va in tour con Pino Daniele. Nel 2000 arriva seconda al Festival di Sanremo con una canzone di Vasco Rossi e Gaetano Curreri: La tua ragazza sempre e viene eletta artista femminile dell’anno a Vota la voce. E’ la più giovane delle quattro rocker ed è forse quella che maggiormente incarna lo spirito giovanile del rock. Quando parla di sesso, infatti, Irene non ha peli sulla lingua: “Mi è sempre piaciuto fare sesso, anche senza amore. Non ho pudori. Non ho ipocrisie. Non ho freni. Mi piacciono molto gli uomini; sono una passionale, specialmente in amore. Mi piacere vivere e godere. Ogni volta che ho voluto qualcuno, me lo sono preso, pagando le conseguenze dei miei gesti. A causa di questa mia forte passionalità spesso soffro, ma questa sofferenza è anche una grande fonte di ispirazione per la mia carriera artistica”. D’altronde lo cantava pure… “è meglio fare l’amore anche tutte le sere, sì che fa bene”.

L’incompresa Nada, la combattiva Loredana Bertè, la ribelle Gianna Nannini e l’emancipata Irene Grandi non sono solo le voci italiane del rock ma anche esempi di “donna del nuovo millennio” di cui l’Italia ne va fiera.

Rock on Ladies!

di Pamela Mariano