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Poesia della noia

poesia della noiaLa poesia italiana ufficiale o dell’impulso di non leggere…

Ogni tanto ci si ricorda che esiste la poesia Italiana. Si ma perché uno dovrebbe leggere poesia? Per individuare le dinamiche di sviluppo di una società (sarebbe uno dei punti più alti da raggiungere) e quelle della scrittura poetica? E con quali versi, quelli della poesia ufficiale? Bene si potrebbe leggere poesia anche per puro piacere… ma cosa leggere? Insomma c’è sempre qualcuno che si chiede come mai in Italia non si legge assolutamente poesia… il punto è che pubblicazioni ce ne sono pure, escono recensioni e qualche trafiletto in riviste e giornali, si parla bene di quella o quell’altra raccolta poetica o antologia, spesso vengono pubblicati dinosauri (nel senso di preistorico) che scribacchiano da anni… però qualche editore si prende la briga di pubblicare qualcosa. Va evidenziato cosa però: perché se uno stimolo alla lettura di poesia non arriva, evidentemente c’è qualche problema di fondo.

Intanto che prendo il mio caffè delle 10.00 di mattina, rifletto e decido di fare un giro in libreria. Vicino dove pernotto ce n’è una di quelle grosse, le cosiddette “librerie di catena”, sono quelle frequentate di più da lettori comuni (magari sui motivi ci soffermeremo più in là) e sono quelle che, sicuramente, propongono nei loro scaffali la “poesia ufficiale”… commesse e commessi come al solito hanno difficoltà di socializzazione, sempre indaffaratissimi nel sistemare i libri, ti passano avanti come se inseguissero qualcuno, al mio buon giorno ritorna un “salve” sfumato, che non mi dà il tempo di chiedere dello scaffale “Poesia”. Ne vedo un altro e evitando il saluto passo direttamente alla domanda… un braccio allungato con scioltezza che termina con un dito indicativo ha per sottofondo un “lì!”. Tento di seguire la traiettoria ma la mia lentezza ferma lo sguardo sul braccio che ritorna al corpo, cadendo sul passo svelto del ragazzo… bene, mi metto alla ricerca del mio scaffale. La cosa buona delle librerie di catena è quella di sistemare sempre allo stesso modo l’ordine dei libri, per argomento, quindi cerco le due possibilità teatro, poesia, con la terza opzione di trovarle dalle parti di letteratura o critica letteraria. Trovato! Ma subito cado nella solita situazione imbarazzante del lettore alla ricerca di un titolo. Imbarazzo derivante non tanto dal fatto di essere soli davanti allo scaffale “Poesia”, ma per le raccolte proposte…

La poesia ufficiale, quella che viene proposta da editori come Einaudi o Mondadori e quella di alcuni gruppi facenti capo a critici/professori, auto dichiaratisi come conservatori e intenditori della buona poesia, la vedi abbastanza subito, dai titoli: la prima occhiata va quasi spontaneamente sull’antologia che si vanta del nome di “Nuovi poeti italiani”(Einaudi): Ascoltatemi, animali e voi piante,/tu cielo – monti torrenti scarpate – /voi cose sospese e interrate,/cose che mi girate intorno, tante. Una certa atmosfera da “Cantico delle Creature”. E mi fermo.

Ma, sfogliando, ci si immerge nella lettura di qualcosa che risulta essere… a voi il giudizio: è l’inutilità di certi pensieri non sto in piedi e la terra non manca/io però cerco un’altra materia/a sostenere la geografia che porto/tatuata sotto la pianta dei piedi.

Alla ricerca di questa “Nuova poesia italiana” leggo: rispondimi,/rispondi con l’asino/che cammina quieto/nella vigna, rispondi/col semaforo che resta rosso/come il sangue. Cos’altro pensare di cotanta ispirazione? Ci sono momenti in cui ti senti spiazzato di fronte all’originalità ricercata in tanto dispendio di inchiostro…

Diciamo che la cosa apprezzabile di un’antologia del genere e tutta al femminile, è la biografia di ogni poetessa, dove si possono individuare editori propensi alla pubblicazione del genere poesia.

Ma c’è un’altra antologia, che ancora gira nelle libreria, dal titolo impattante: “I poeti degli anni Zero”. Insomma la prima magari non regge al titolo, ma la seconda promette bene. Sulla quarta di copertina «tredici voci innovative, che sfidano le diffuse tentazioni di epigonismo lirico e reinterpretano la felice vocazione alla ricerca espressiva del Novecento italiano e internazionale.» beh, direi che la cosa ha il sapore da avanguardia e neoavanguardia trita e ritrita… ma voglio fidarmi: al diavolo il mio istinto. Torno alla copertina per introdurmi alla lettura, ma qualcuno mi fa notare la raccolta “Faldone Zero-venti. Poesie 1992-2006”. Il curatore de“I Poeti degli anni Zero” può proporre una sua auto-antologia… devo leggere prima questo. Basta vedere l’impostazione della pagina per provare un grosso senso di… andate in libreria e toglietevi la curiosità. Comprendo che nonostante i tempi differenti i giochi avanguardistici di primo novecento e “Neo” degli anni ’50 non sono ancora tramontati. («È merce fallata la ragione. È un corpo storto. È da rifare a capo», hai esordito). Perturbato, passo avanti. Ma quando tutto sembrava perduto ecco “Da mani Mortali” è una raccolta di Biancamaria Frabotta, un ultimo sforzo: avrà qualcosa da scrivere e comunicare? lontano / dalle selve m’inselvatichisco. Che vento di freschezza poetica… custodi di un’attesa ormai / sapientemente inattendibile / ciascuno testimone di sé stesso. Che dire, ripongo il libro.

Deluso, sfiancato e perturbato esco dalla libreria e me ne vado a casa, preparo un altro caffè, accendo una sigaretta mentre, al computer, vado in cerca di poeti senza scaffali e una buona dose di versi interessanti…

di Gabriele Iarusso