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La Quinta Mafia

Come e perché la mafia al Nord oggi è fatta anche da uomini del Nord

Morte del mito della buona e operosa borghesia “padana”.
Il primo risultato delle numerose indagini che corrono lungo l’asse Milano – Reggio Calabria è quello di smentire il luogo comune di un Nord immune alle logiche e agli interessi criminali, “macchiato” dalla poche mele marce che arrivano dal Sud.
Eppure, c’è ancora una certa resistenza ad ammettere il fenomeno di una mafia “del Nord”. Anche a dispetto dei fatti che ogni giorno la cronaca giudiziaria fa venire alla luce. Ma che cosa si nega, realmente?
Non tanto l’infiltrazione della potente piovra calabrese (ma non solo) negli affari. Quello che viene rifiutato come un’onta al carattere proprio delle popolazioni settentrionali è l’idea di una mafia locale che, attraverso innesti con i clan “esportatori” della grande criminalità, ne sia diventata parte e figlia.
L’interessante libro di Marta Chiavari- già autrice per il programma Exit di inchieste sul tema – rompe definitivamente questo tabù, snocciolando fatti, nomi, date e luoghi che dimostrano come amministratori locali, uomini d’affari, imprenditori del Nord abbiano perfettamente  imparato e fatto proprio il metodo mafioso.
Come Ivano Perego, tipico esemplare della borghesia brianzola, che secondo gli inquirenti ha lasciato che la sua azienda finisse nelle mani della mafia calabrese. O come Antonino Belnome, cresciuto nella provincia lombarda e diventato un padrino, a capo di un «locale» di ’ndrangheta.
I tentacoli della piovra hanno lambito, inquinato i gangli dell’economia e della politica: strutture sanitarie, Comuni, passando per il mercato ortofrutticolo di Milano, i cantieri, i grandi progetti di rinnovamento di Milano (quartiere Santa Giulia, Expo).
Solo le cronache dell’ultimo mese hanno svelato un complesso sistema che vedeva coinvolti  giudici, consiglieri regionali, funzionari della Guardia di Finanza.
Calabresi affiliati o fiancheggiatori che sponsorizzavano le candidature di “amici” nei consigli comunali di città dell’hinterland milanese. Famiglie ‘ndranghetiste che avevano il loro quartier generale in un ristorante della campagna meneghina
Tutto comprensibile, “follow the money”, segui il denaro, la criminalità si sposta dove ci sono gli affari, dove si muovono i soldi.
Quel che invece è nuovo, o solo ora si manifesta con più evidenza, è il ritratto di una società del tutto priva di quegli anticorpi che riteneva di avere: una società omertosa, che chiude gli occhi spesso per non avere problemi, altre volte per convenienza.
Perché se sei un imprenditore e i committenti “normali” ti pagano a 90 giorni, quando va bene, a rate o mai, quando va male, la ‘ndrangheta ti paga subito e per intero. E poi, ha relazioni che contano nei posti dove si decide.
“La più grande banca del mondo”: così ne parla, senza svelare la propria identità, uno spacciatore di cocaina, mentre ricorda con affetto e stima uno’ndranghetista freddato nel 2008. E lo spacciatore in questione non è mica di Palmi: no, Brianza, “Brianza Felix”.
Esiste, cioè, non solo una rete di collusioni basate sul calcolo d’interesse, ma anche una minoranza diffusa, autoctona e criminale, che antropologicamente non si distingue dalla compagine arrivata dal Sud due o tre generazioni fa e, anzi, ne invidia il potere e ne condivide  le regole.
Attraverso materiale inedito e la voce diretta di vittime, indagati, magistrati, Marta Chiavari  traccia la geografia di un territorio profondamente diverso da quello che molta ideologia vuol rappresentare: la terra di coltura della Quinta Mafia.

Titolo: La quinta mafia
Autore: Marta Chiavari
Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 256
Prezzo: 14 euro

Marta Chiavari
Giornalista milanese, lavora per La7. È stata inviata e autrice del programma exit per il quale ha curato inchieste sulle truffe ai fondi pubblici, sul business delle bonifiche ambientali, sull’abusivismo edilizio e sulla penetrazione della ’Ndrangheta nell’economia. Ha lavorato per Le Invasioni barbariche e per i programmi a sfondo sociale di mtv. È autrice del programma economico di La7 L’aria che tira. Vive e lavora a Roma..

di Angelina Di Fronzo