Sbarca in libreria l’opera di Andrea Wulf, un buon compromesso fra saggio storico e romanzo
Plasmarla a propria immagine e somiglianza, sfruttarne le potenzialità fino a svelarne i segreti più nascosti. Fin dalla notte dei tempi l’uomo ha tentato di ammansire madre natura attraverso opere più o meno invasive, più o meno violente con l’obiettivo di trarre benefici pratici ma anche unicamente estetici. L’opera di Andrea Wulf, “La confraternita dei giardinieri”, cerca di mettere in correlazione un manipolo di figure che, con ruoli, motivazioni e interessi diversi, diedero vita durante il Settecento a una vera e propria rivoluzione botanica fatta di giardini e parchi inglesi che ritraggono “in verde” i costumi e le propensioni di un popolo. Fairchild, Miller, Bartra, Collinson, Bansk, Linneo sono solo alcuni membri della confraternita dei giardinieri; mercanti, giardinieri, agricoltori che riuscirono a unire orticoltura pratica, botanica sistematica ed espansione coloniale in un progetto omogeneo, rafforzando il potere imperiale di una nazione sul mondo. Il giardino all’inglese infatti non divenne solo un passatempo modaiolo, ma si trasformò nel simbolo dell’Illuminismo, espressione visiva di un Paese icona di libertà.
“La confraternita dei giardinieri” è un libro a metà strada fra il romanzo storico e il saggio, un’opera che sviluppa la propria narrazione sullo sfondo delle grandi esplorazioni di James Cook, negli anni cruciali che portarono alla nascita degli Stati Uniti d’America.
Adrea Wulf nasce in India nel 1972. Cresce in Germania e attualmente vive in Gran Bretagna, dove ha studiato storia del design al Royal College di Londra. Oltre a scrivere saggi, collabora con prestigiose testate giornalistiche quali Sunday Times, Financial Times, The Garden, Architect’s Journal, Guardina, New York Times e Tims Literary Supplement.
Titolo La confraternita dei giardinieri
Autore Andrea Wulf
Editore Ponte alle Grazie
Anno 2011
Pagine 426
Prezzo 19, 12 euro
di Maria Elisabetta Filod’oro