La pubblicazione edita da Rizzoli, in uscita a metà aprile
«È mia intenzione mettere a disagio molte persone: non solo i musulmani, ma anche i difensori occidentali dell’Islam. Non lo farò disegnando vignette, voglio invece sfidare secoli di ortodossia religiosa con idee e argomenti che, sono certa, saranno definiti eretici: l’Islam non è una religione di pace». Impegnata da sempre nella difesa dei diritti umani, con opinioni radicali che le sono già valse una fatwa, Ayaan Hirsi Ali è una delle voci più potenti e controverse del mondo islamico. Attraverso la sua drammatica esperienza, tessendo insieme analogie storiche ed esempi illuminanti della società musulmana contemporanea, intende demolire i luoghi comuni sull’Islam – quelli che ci impediscono di riconoscere che la violenza, e la sua giustificazione, sono esplicitamente presenti nei suoi testi sacri. Solo guardandolo per quello che è potremo risolvere il problema sempre più pressante e globale della violenza politica perpetrata in nome della fede. L’Occidente ha le sue responsabilità: non può avere paura di apparire intollerante e abdicare al pensiero critico. L’Islam ha bisogno di una riforma che ne sovverta i principi, anche religiosi, una riforma pacifica contro le stragi di Is e Boko Haram che, nella proposta dell’autrice, dovrà costruirsi su cinque pilastri concettuali: garantire che Maometto e il Corano siano aperti all’interpretazione e alla critica; dare priorità all’esistenza terrena; legare le mani alla sharia; porre fine alla pratica dell’“ordinare il bene e proibire il male”; e, infine, abbandonare l’appello al jihad.
Anche questa volta le sue non sono parole leggere: «Non vedo altra via, per noi, verso il futuro: altra via, almeno, che non sia disseminata di cadaveri».
AYAAN HIRSI ALI è nata in Somalia da una famiglia musulmana ed è cresciuta in Africa e in Arabia Saudita fino al 1992, quando ha chiesto asilo ai Paesi Bassi. Eletta deputata al parlamento olandese, è oggi una brillante giornalista, tra “le 100 persone più influenti al mondo” secondo il “Time”. Nel 2007 ha creato la AHA Foundation, il cui scopo è di proteggere le donne negli Stati Uniti dai delitti d’onore di matrice religiosa e culturale. È docente alla John F. Kennedy School of Government presso l’università di Harvard e Visiting Fellow all’American Enterprise Institute. Tra i suoi libri, Non sottomessa. Contro la segregazione nella società islamica (Einaudi 2005), Infedele (Rizzoli 2007) e Nomade (Rizzoli 2010).