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In cima alla collina, parlano i morti di Spoon River

Spoon_RiverA quasi un secolo dalla prima uscita dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, la Einaudi ripropone l’edizione tascabile di un classico della letteratura di tutti i tempi

«Che differenza c’è tra la letteratura inglese e quella americana?» A questa domanda della giovanissima Fernanda Pivano, Pavese in un primo momento aveva passato la pipa dall’altra parte della bocca

per nascondere un sorriso, poi qualche giorno più tardi, aveva risposto alla curiosità della scrittrice, regalandole ben quattro libri di scrittori americani.
Tra Hemingway e Whitman compariva pure Edgar Lee Masters con la sua Antologia di Spoon River. Adesso, cosa successe a questo punto della storia, vale proprio la pena di raccontarlo e non solo per il fatto che il libro di Masters ha venduto nel corso degli anni, solo nel nostro paese, più di cinquecentomila copie.
La prima traduzione in italiano dell’Antologia di Spoon River, fu fatta proprio dalla Pivano nel 1943. Fu lo stesso Pavese a trovare, casualmente, il manoscritto chiuso in un cassetto a casa della scrittrice e a convincere, poi, Einaudi a farlo pubblicare, faticando non poco per ottenere l’autorizzazione dalla censura del tempo. Il libro col titolo di Antologia di S. River, uscì in piena guerra, poco prima che la casa editrice venisse confiscata: alla Pivano venne offerto un contratto di 1.000 lire.
In più di mezzo secolo, ben sessantadue sono state le edizioni di questo libro (tra cui l’ultima stampata in edizione tascabile e uscita appena qualche mese fa), per non contare le riduzioni teatrali, musicali (celebre l’album di De Andrè del 1971, dal titolo Non al denaro non all’ amore né al cielo), radiofoniche, televisive e le innumerevoli tesi di laurea scritte e ispirate proprio da questo libro.
«Non c’è dubbio che per un’adolescenza come la mia, infastidita dalla roboanza dell’epicità a tutti i costi in voga nel nostro anteguerra, la semplicità scarna dei versi di Masters e il loro contenuto dimesso, rivolto ai piccoli fatti quotidiani privi di eroismi e impastati soprattutto di tragedia, erano una grossa esperienza… » con queste parole la Pivano spiegava il suo interesse per la scrittura di Masters, individuandone poi, nel corso del tempo, quelli che erano i temi principali contenuti in Spoon River: brutale franchezza, rivolta al conformismo, disperazione, denuncia della falsa morale, ironia antimilitarista, anticapitalistica e antibigottista.
L’uscita in america dell’Antologia, segnò l’inizio della rinascita della letteratura americana: una nuova coscienza che prendeva vita attraverso un lungo percorso letterario iniziato verso la fine dell’800 con i libri di Howells e Cable. Le cose iniziarono a cambiare con la crisi sociale, quando scrittori come Eggleston, Norris e Crane, iniziarono a narrare le difficoltà quotidiane a cui era sottoposta la classe lavoratrice americana, aprendo di fatto la via alla narrativa americana moderna.
L’Antologia di Spoon River, esce a Chicago nel 1913, dove Masters si è trasferito dopo un’infanzia trascorsa a Petersburg e un’adolescenza a Lewistown. Costretto dai genitori a seguire la carriera di avvocato, a Chicago lo scrittore intraprende i lavori più disparati, dal tipografo al giornalista. È proprio in questo periodo che a Masters viene l’idea di raccontare la storia degli abitanti del suo villaggio.
Grazie al suggerimento di un direttore di un giornale di St Louis, che gli consiglia di leggere la raccolta di epigrammi ed epitaffi greci nota come l’Antologia Palatina (dal nome della Biblioteca di Heidelberg dove fu scoperta nel 1607 dal francese Saumaise e contenuta in un codice del XI secolo), Masters comincia a narrare le vicende degli abitanti di un villaggio nordamericano immaginario, a metà tra i ricorsi e i luoghi vissuti dall’autore tra Petersburg e Lewistown.
La Spoon River Anthology, uscita a più riprese su un settimanale del Middle West, il Reedy’s Mirror, raccoglie dunque, le epigrafi sepolcrali degli abitanti di Spoon River. Una galleria di personaggi raccontati dall’autore «con una consapevolezza austera e fraterna del dolore di tutti, della vanità di tutti» come afferma Pavese in un suo scritto dal titolo Polemica antipuritana con ardore puritano.
Anime stanche che si raccontano e che non riescono a tagliare ancora il cordone ombelicale che le lega alla vita terrena. Così riecheggiano vivide le proteste della ragazza chiamata Rosie Roberts o la vicenda singolare dell’impresario di pompe funebri Jeduthan Hawley o ancora il rammarico tutto umano del genio mancato Walter Simmons.
Ognuno di questi morti porta con sé e narra una situazione, un ricordo, un paesaggio. Futili e atroci tragedie che hanno riempito il cimitero sopra la collina, corpi oramai lontani dai tetti d’ardesia e dalle finestre d’angolo, distanti con rammarico, anche dal fracasso e dai fischi della locomotiva, dal frizzare del metallo dei vagoni sugli scambi della strada ferrata.
Se si esclude il grandissimo successo dell’Antologia, la produzione letteraria di Masters fu abbastanza incolore. Morì in estrema povertà il 5 marzo del 1950 in un convalescenziario di Melrose Park in Pennsylvania. Leggenda narra, che fu Theodore Dreiser a pagargli l’ultima retta dell’ospedale.

Antologia di Spoon River
di Edgar Lee Masters
a cura di Fernanda Pivano
Einaudi
pp. 507
€ 13.50

di Cristina Leti

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine