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Le interviste di Eclipse: Paolo Carenzo dei Bella Domanda

L’attore torinese e il suo socio Mafe Bombi, reduci da “Colorado” (Italia 1) e “Eccezionale Veramente” (La 7), portano a teatro il Bella Domanda Sciò, incentrato sui problemi odierni della ricerca di un’occupazione stabile.

Oggi, si sa, il mondo del lavoro, soprattutto per i più giovani, è diventato una vera e propria giungla, se non un muro quasi insormontabile per molti italiani, che non ce la fanno a trovare una stabilità economica. Eppure, c’è chi, su questo tema, ha pensato di costruire, in maniera del tutto coraggiosa e felicemente incosciente, una serie di sketch appositi. Stiamo parlando di Paolo Carenzo e Mafe Bombi, in arte il duo Bella Domanda, recentemente in scena con il loro spettacolo, intitolato Bella Domanda Sciò! al Teatro Kopò di Roma.

  • Siamo pronti, Paolo?

Prontissimi.

  • Perfetto. Raccontaci com’è nato il vostro duo. Quando vi siete conosciuti?

Ci siamo conosciuti a Torino, dove abbiamo frequentato la stessa scuola, la ODS (Operatori Doppiaggio e Spettacolo, ndr). Mafe era al terzo anno, io al primo. Hanno fatto un seminario sulla comicità. Casualmente, siamo finiti nello stesso corso, una giornata di prova, per cui l’insegnante ci ha fatto fare un’improvvisazione insieme. Ci siamo divertiti, ma la cosa finisce lì. Poi, lui inizia a fare cabaret con un altro socio, che abbandona, e alla scuola gli fanno il mio nome. Lui si è ricordato di me, e abbiamo iniziato a lavorare assieme. Inizialmente pensammo di fare un progetto in dialetto piemontese e, da lì, è nato tutto, un po’ per caso.

  • Come nelle storie d’amore.

Sì, esatto (ride, ndr)

  • Parliamo, ora, del vostro spettacolo. Tutto inizia con una serie di sketch che voi avete presentato in televisione.

Sì, in realtà abbiamo cercato un filo logico che potesse legarli tra loro. Inizialmente, abbiamo voluto fondare la nostra comicità sul lavoro in genere e le varie situazioni quotidiane. Il nostro primissimo sketch è tutto ambientato durante un colloquio conoscitivo per un incarico lavorativo, e da lì abbiamo pensato di ambientare tutti i nostri sketch in qualsiasi settore lavorativo quotidiano, imbastendo il discorso sul lavoro e la sua ricerca.

  • Durante il vostro spettacolo, si parla di come presentarsi ad un colloquio di lavoro.

Sì, ovviamente scegliendo gli sketch che ci sembravano più consoni.

  • Come vedi il mondo del lavoro allo stato attuale?

Non so per quale motivo, ma secondo me la situazione sta migliorando. È una mia percezione, forse per il motivo che la mia generazione sta trovando impieghi, anche se in ritardo. C’è tanta voglia di inventarsi o reinventarsi. La crisi permette di attivare le sinapsi del cervello e salvaguardarsi, per cui si cerca sempre qualcosa da fare, e si inventano cose come le startup o i lavori nel mondo digitale. La nostra generazione è abbastanza creativa e all’avanguardia, e piano piano riusciremo a farcela.

  • Quali sono, però, gli aspetti che, secondo te, devono migliorare?

Purtroppo, a livello generazionale, la pretesa deve essere più bassa rispetto a quella di quindici/vent’anni fa. Il mercato di oggi, per gli artisti, prevede un abbassamento necessario dei ricavi, per cui non possiamo pretendere che ci sia lo stesso giro economico del passato; d’altro canto, la vecchia generazione non permette che avvenga il ricambio a tutto tondo, che dovrebbe essere attuato immediatamente. Io e il mio socio diciamo spesso questo: nel nostro paese c’è un substrato artistico di venticinquenni e trentenni che fanno fatica ad emergere, e sono potentissimi, sparsi su tutto il territorio nazionale. Una generazione che vorrebbe emergere e potrebbe riportare in auge, in linea generale, l’intero mondo dello spettacolo.

  • Anche l’avanspettacolo, quindi…

Sì.

  • Abatantuono non me ne voglia, ma ho la sensazione che siamo rimasti, rispetto all’”Eccezionale veramente” di oggi, all’”Eccezionale veramente” degli anni ’80…

Effettivamente, invece di cercare di andare avanti, come si dovrebbe fare, siamo legati ad una tradizione ormai fruibile da pochi, perché il bacino di utenza della televisione è cambiato parecchio negli ultimi anni, la richiesta è tanta, ma verte maggiormente sul digitale, sulle nuove tecnologie e sulle piattaforme come Netflix. Tutti, ormai, si stanno riorganizzando, e cercare di tenersi ancorati alla tradizione comica e di spettacolo, a mio avviso, è controproducente. La nuova leva di comici cui accennavo prima, in questo senso,può emergere, ma bisogna trovare la giusta chiave per aprire loro la porta del successo.

  • Tu e Mafe avete avuto modo di emergere con “Eccezionale veramente” e “Colorado”. Quanto conta, per te, la partecipazione ad un talent show?

Conta nel momento in cui ti permette di avere esperienze che, altrimenti, non avresti avuto, se non con grandi difficoltà. A noi, è servito molto, ed è utile ancora adesso, perché non è stato soltanto una vetrina, ma ci ha portati ad un vero e proprio contratto di lavoro, permettendoci il confronto con un mondo, quello della televisione, del cui funzionamento non avevamo la minima idea. Oggi, quel mondo non ti da la stessa visibilità che potevi avere dieci anni fa, è un’esperienza come tante altre perché è difficile smuovere le masse, ma è comunque stimolante, perché non sei mai arrivato.

  • Inoltre, permette di sviluppare la creatività e la voglia di lavorare.

Sì, devi comunque combattere, per arrivare il più lontano possibile. Il vero miracolo, oggi come oggi, è riuscire a lavorare e portare a casa qualche soldino per vivere dignitosamente. Non è facile, noi stiamo lavorando, qualche soddisfazione ce la siamo già tolta, ma la strada è ancora lunga.

  • A proposito di questo, avete già altre date per il vostro spettacolo?

Per aprile abbiamo una data a Torino e due ad Aosta. Per il resto, work in progress.

 

di Nazario Ricciardi