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Volare – la grande storia di Domenico Modugno

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Volare – la grande storia di Domenico Modugno

volare_locandinaNel cast anche Kasia Smutniak, Michele Placido e Cesare Bocci. La fiction in due puntate narra il suo sogno di cantante e quello di volare nello spazio dell’Italia

Il prossimo 6 agosto ricorrerà l’anniversario dei 21 anni dalla scomparsa di un grande cantante italiano, che ha rappresentato l’italianità nel mondo: Domenico Modugno, il Mimmo nazionale. Rai Uno ha voluto omaggiarlo con una fiction in due puntate, “Volare – la grande storia di Domenico Modugno” per la regia di Riccardo Milani, che vede protagonisti due attori eccezionali (nel cast anche Michele Placido e Cesare Bocci): Beppe Fiorello e Kasia Smutniak. Il primo veste i panni del cantautore italiano. Una parte non semplice, e lo si vede sin dalla prima scena, che lo impegna da subito nel canto. Beppe Fiorello deve, infatti, mettere in scena tutta la straordinaria personalità dell’artista nostrano:  un carattere molto deciso il suo, istrionico, dalla carica esplosiva, e molto attaccato alle sue origini, alla terra e alla famiglia, in particolar modo al padre (che suonava la chitarra). Irremovibile nelle sue decisioni, continuò ostinatamente a cantare in dialetto. Seppe sempre mantenere vivo lo spirito di un bambino, spontaneo, sincero e diretto. Nonostante la ricostruzione fedele della sua vita, la fiction  racconta soprattutto la grande umanità dell’artista, emblema dell’Italia. Lo fa attraverso la nascita delle sue canzoni, che attingono alle sue esperienze personali, alla vita vera e vissuta. Da “Musetto”, “Io, mammeta e tu”, “Resta cu’ mme”, a “Tu si’ ‘na cosa grande”, dedicate tutte a Franca, a “Vecchio Frac”, ispirata al principe Raimondo Lanza di Trabia (marito dell’attrice Olga Villi ed interpretato da Cesare Bocci), suicidatosi nel novembre del 1954, a 39 anni, gettandosi dalla finestra del suo palazzo in via Sistina a Roma.

La fiction focalizza in particolare sul percorso formativo che Mimì (come veniva chiamato da piccolo a casa Modugno) ha dovuto affrontare con ostinazione per poter arrivare a quel Sanremo del 1958 che lo glorificò, con la vittoria di “Nel blu dipinto di blu”. Un tragitto vissuto volendo sempre accanto a sé i suoi amici: da Franco Migliacci a Riccardo Pazzaglia. Il lavoro e la musica per lui furono tutto, anche se fu un artista poliedrico. Oltre ad aver inciso circa 230 canzoni, interpretò anche 38 film per il cinema e 7 per la televisione, e recitò in 13 spettacoli teatrali, conducendo persino alcuni programmi televisivi. A volte incosciente e impulsivo, fu sempre passionale in tutto ciò che fece. Si conquistò la fama di fimminaru (sciupafemmine), ma restò comunque fedele nel suo amore sincero per Franca (interpretata da Kasia Smutniak). Tutto l’insieme di esperienze ne fece un artista indimenticabile, uno dei più prolifici, considerato uno dei padri della canzone e della musica leggera italiana. Grazie a “Nel blu dipinto di blu”, ma anche ai quattro Sanremo vinti in tutto. Non solo, il suo carisma deriva anche dalla sua capacità di avere intuizioni geniali, di capire quando era il momento di cambiare. E scelse, probabilmente, la circostanza più giusta. Alla fine del 1953 Modugno ottenne un contratto discografico con l’RCA Italiana, per la quale iniziò a pubblicare i primi dischi a 78 e a 45 giri, con canzoni composte in dialetto salentino e siciliano. Il primo disco pubblicato nel 1954 fu un 78 giri, ma è poco prima del ’58 (l’anno della svolta), che decise di fare “un disco di musica allegra, di musica indipendente”. Un’idea ancora molto moderna ed attuale nel panorama musicale. L’artista, come l’etichetta, capirono che per gli italiani non era importante tanto “ritrovare le tradizioni” tramite la musica, ma “scoprire il futuro”. E “Nel blu dipinto di blu” fu l’intuizione vincente: fu una canzone che li rappresentò, ma che al contempo infuse speranza. Mimmo scelse soprattutto di essere un uomo e un artista libero, di sentirsi così e di esserlo sino in fondo, senza vincoli. Un musicista che amò sognare ad occhi aperti, ricercando quella libertà, quel senso di leggerezza, che non è superficialità, bensì serenità e armonia, perfettamente espressa in questa canzone che fu ribattezzata “Volare”dal mondo intero,  che rappresenta la sintesi della vita di un uomo che ha vissuto per la musica, facendo di essa la sua stessa essenza. “Volare” è una “specie di sogno” si spiega nella fiction. Fu evidente da subito quanto la sentisse sua. Ed immediatamente fu definita moderna, persino troppo, e non convenzionale. Tutta la critica, infatti, fu concorde nel definirla “senza dubbio la canzone più nuova, più originale e più estrosa di questo Festival”.

Quando la cantò nel 1958 in coppia con Johnny Dorelli, fu sicuramente il momento ideale per presentarla. Fu l’anno in cui la piccola cagnolina Laika venne lanciata nello spazio. Inutile dire che tutta la stampa titolò articoli sfruttando il significato “metaforico” offerto dal testo interpretato da Modugno-Dorelli, quasi a significare che il nostro Paese si sentisse pronto per il cambiamento, per la svolta, per il progresso, per la crescita futura, per la ricerca di nuovi settori ni cui investire: quello fu il vero miracolo italiano si disse a chiare note, per rimanere in tema di metafore. E questo fece sì che, dopo quella canzone, “quello che accadde dopo è un’altra storia, un’altra vita”. Una nuova era per l’Italia, ma anche una nuova esistenza per Modugno che fu così un’icona internazionale per il nostro Stato.

Il testo sanremese divenne una delle canzoni italiane più conosciute, se non la più nota al mondo, e vendette 800 000 copie in Italia e oltre 22 milioni in tutto il mondo. Ottenne tre dischi d’oro (uno per il migliore cantante, uno per la migliore canzone e uno per il disco più venduto). Arrivò terza all’Eurovision Song Contest e vinse nel 1958 tre Premi Grammy (uno come disco dell’anno, uno come canzone dell’anno e uno come miglior interprete del 1958). Gli americani lo soprannominarono Mr. Volare, il 45 giri rimase primo nell’hit parade americana per ben tredici settimane consecutive (tanto da essere diffusa da tutte le radio americane di Broadway), record tuttora ineguagliato per un disco italiano.

Modugno è anche uno dei due cantanti italiani (con Renato Carosone), ad aver venduto dischi negli Stati Uniti senza inciderli in inglese. Fu uno dei pochi artisti ad esibirsi all’Olympia di Parigi (solamente Laura Pausini replicò l’esperienza molti anni dopo). Gli omaggi ed i tributi a questa canzone furono innumerevoli: ci piace ricordare una dei più attuali, quello di Laura Pausini ed Eros Ramazzotti in coppia sul palco del teatro Ariston.

Volare, infatti, sa esprimere, con un’impronta dal sapore visionario e fantastico, contemporaneamente i concetti di amore, libertà e sogno. Quello di cui l’Italia aveva ed ha bisogno. Con la semplicità e l’immediatezza del ritmo che Modugno sapeva imprimere in ogni canzone, e con la passionalità che lo contraddistingueva e che faceva commuovere tutti e che inteneriva il cuore di Franca. Da qui nasce “la grande storia di Domenico Modugno”, come titola la fiction.  Un uomo che, pur stando a contatto con grandi registi, attori e gente del mondo dello spettacolo, rimase umile ed attaccato al suo paese di origine, ai valori con cui era cresciuto. Fu e rimase sempre italiano anche all’estero. Un senso di appartenenza che sarebbe opportuno ritrovare anche oggi.

di Barbara Conti