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“Un’altra vita” di Cinzia TH Torrini

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“Un’altra vita” di Cinzia TH Torrini

un'altra vitala nuova vita di Emma; Vanessa Incontrada è protagonista di una fiction tutta al femminile.

Una storia di donne, la loro lotta contro l’emancipazione, la loro voglia di riscatto e il loro coraggio di lottare per il cambiamento, per “Un’altra vita”. Questo è, infatti, il titolo della fiction andata in onda in prima serata su Rai Uno, per la regia di Cinzia TH Torrini. Protagonista ne è sicuramente Vanessa Incontrada, che vanta un ruolo di prestigio da principale attrice e promotrice di tale cambiamento, che sconvolgerà la sua vita e quella delle figlie. A differenza di altri film in cui l’abbiamo vista recitare (anche in “Angeli-una storia d’amore” con Raoul Bova), qui ha una parte più preponderante, non di semplice spalla di una figura maschile, ma vera attivista dell’avvicendarsi dei fatti che articolano la trama di “Un’altra vita”. Inoltre il suo personaggio non rimane sempre lo stesso, connotato in peculiarità che ne fanno un’incarnazione simbolica di una figura esemplificativa e portatrice di un determinato valore, ma cambierà moltissimo e sarà promotrice di un messaggio di fiducia nel credere sempre nelle proprie capacità. Ottima la regia della Torrini, che sceglie paesaggi mozzafiato e un intreccio notevole, in grado di cadenzare bene i momenti di tensione a quelli di maggiore sollievo. Eccellente la sceneggiatura di Ivan Cotroneo (con Stefano Bises, Monica Rametta), che già ne aveva parlato al Roma Fiction Fest 2014. Il lavoro di entrambi è encomiabile, scegliendo un modo originale, ma fruibile. Nonostante i continui flash back cui lo spettatore è costretto, la trama si segue facilmente e si è tenuti col fiato sospeso fino all’ultimo. Lo svelamento della realtà dei fatti avviene poco a poco, anzi si incentra soprattutto nell’ultima puntata, sicuramente la migliore di tutte. Spesso sembra di trovarsi di fronte ad una situazione in stand-by in cui poco o nulla accada e si resti fermi nella stessa insormontabile empasse. Poi improvvise accelerate invece catapultano lo spettatore in una serie a raffica di colpi di scena. Un’arte davvero abile di catturare l’attenzione degli spettatori. Merito anche della preziosa gentile partecipazione di Loretta Goggi (nei panni di Elvira, la suocera di Emma-alias Vanessa Incontrada): fine nella sua interpretazione, molto nelle sue corde, di una sensibilità sottile in particolare verso le nipoti, poi anche nei confronti di Emma. E, soprattutto, delle altre tre giovani protagoniste: Claudia Alfonso (che interpreta Giulia Guarnieri, la più grande delle tre sorelle), Ludovica Bizzaglia (che nel film è Margherita Guarnieri, per tutti Marghe, la secondogenita);Giulia Cappelletti (qui la più piccola delle tre: Camilla Guarnieri).

Quante volte abbiamo detto, anche a noi stessi, che desidereremmo un’altra vita, quasi una seconda occasione per non sbagliare più. E il titolo di “Un’altra vita” deriva da qui. Emma, sposata con il dottor Pietro Guarnieri (Cesare Bocci), decide di fuggire sull’isola di Ponza quando questo viene coinvolto in uno scandalo legale. Non ha esitazioni; colpita dalle bugie che le ha riversato il marito, vuole scappare lontano dai pregiudizi, dalle menzogne, dalle falsità. Solamente che il trasferimento sull’isola non sarà facile. L’adattamento è difficile poiché lei e le figlie devono affrontare la diffidenza della gente del posto, spesso di mente poco aperta e superstiziosa, che si fida solamente di chi conosce e non di chi viene da fuori, specialmente da Milano. Il divario Nord e Sud viene raffigurato, affianco alla disperazione che prende Emma e le figlie: il freddo di un inverno duro anche per la popolazione locale; l’isolamento di una località dove gli strumenti di comunicazione prendono poco (cellulari inclusi), dove anche i mezzi di trasporto e le vie di comunicazione sono bloccate. Sotto gli occhi degli isolani, indagatori e che gongolano degli scandali, pensando solamente a giudicarle per il loro abbigliamento. Il tutto enfatizzato da un senso di mistero di una villa quasi abbandonata, definita pericolosa, che incombe su tutto. A salvare Emma è la sua ostinazione, per cui sarà decisa ad andare avanti e farsi “accettare” e ad inserirsi. Diventerà così un’altra donna. E potrà avere per lei e le figlie “un’altra vita più pulita”, decidendo di confessare tutto ciò che sa al processo del marito. E compirà così un vero e proprio miracolo su di lei, sull’isola, sulla sua vita e su tutte le persone che la circondano. Troverà anche il supporto di Elvira, che l’aveva sempre contrastata, ma che ora le mostra tutta la sua stima. Lei diventerà una donna forte, coraggiosa, indipendente, caparbia e non più una donna debole, assoggettata, che il marito tratta come una stupida ingenua: gli dimostrerà, invece, tutta la sua autonomia. Non può più trattarla da ragazzina ed umiliarla, lei ormai è forte a sufficienza per ricominciare, per ritrovare la forza per riprendere la sua vita nelle sue mani. Col sostegno fedele delle figlie che sono contente che non abbia mentito al processo in cui verrà coinvolta, a rischio di finire anche lei indagata e in prigione. Per questo, se la sua denuncia può sembrare la fine di tutto, forse, dice Marghe, “è l’inizio di tutto”. Qui tutto sta cambiando, loro stanno cambiando. “Questa è diventata l’isola dell’amore, in cui tutti si innamorano”, esclama l’innocente, piccola Camilla: Marghe, che rimane incinta di Riccardo (Luca Avallone), un soldato che la abbandona però; Giulia di Nino (Ludovico Fremont), il figlio della proprietaria di un ristorante dell’isola; Camilla di Brandon (Osvaldo Brigante, un coetaneo). E ci sarà anche un nuovo amore per Emma: quasi un colpo di fulmine con Antonio (Daniele Liotti), che abita nella villa misteriosa vicino casa sua. Emma scoprirà, però, che egli è sposato con Anna (Francesca Cavallin), impazzita dopo la morte della loro figlia piccola Sofia, che lei rivede in Camilla. E la rapirà, senza volerle far male. Ma sarà anche questo il pretesto per un nuovo miracolo: si attiverà tutta l’intera isola, chiamata a raccolta dal parroco (Don Mario, Claudio Puglisi), con una mobilitazione senza precedenti. Alina, l’assistente infermiera di Emma, le farà notare che nell’isola non erano mai stati così uniti. Però, prima di cantar vittoria, Emma deve salvare Antonio, caduto in mare da un dirupo, spinto involontariamente da Anna, che soffre di schizofrenia. Forse la sua è una delle migliori interpretazioni del film e della sua carriera; non era affatto semplice alternare momenti di estrema dolcezza e tenerezza, che peraltro le calzano a pennello (basti pensare a quando interpreta Bianca, in “Il medico in famiglia 9”), ad altri in cui il suo volto, il suo pallore e il candore della sua pelle, sono oscurati da uno sguardo perso nel vuoto, agghiacciante, pregno di odio, rabbia, furore, cattiveria violenta. La Cavallin è riuscita alla perfezione a scindere la sua personalità e sdoppiarla nelle due sfaccettature, così agli antipodi.

Ora il trionfo di Emma è totale: l’isola la riconosce definitivamente. Ha saputo imporsi e farsi rispettare e stimare da tutti, anche dalle persone più diffidenti. Coi fatti e non con le parole, dimostrando tutte le sue capacità: aiuta a far partorire Silvia, la prima persona che la avvicina e cerca di aiutarla e darle confronto, essendo consapevole dell’ambiente ostile che Emma si era trovata di fronte; poi la dottoressa salva la cagna di Antonio; dopo un giovane collega di Riccardo da un’intossicazione; infine interviene con una procedura d’emergenza su Antonio, in fin di vita. Non a caso la fiction si chiude con un primo piano di Emma (Vanessa Incontrada) che sorride tra le lacrime, piangendo a dirotto, dopo che ha trattenuto le lacrime per tutto il film.

Un’ultima nota sulle figure maschili, in questa fiction tutta al femminile. Paradossalmente al giudizio negativo e deplorevole su Pietro, corrisponde l’alter ego positivo di Antonio: dolce, premuroso, affettuoso, rispettoso nei confronti della moglie. Al di là delle facili categorizzazioni (che interessano poco), tra bene e male, giusto e sbagliato, buono e cattivo, abbiamo notato una curiosità. Anche Cesare Bocci è stato molto abile ad interpretare un uomo che non è in realtà; nella vita, infatti, egli è sempre rimasto al fianco della moglie Daniela, anche dopo che, a seguito di un ictus nel 2000, ella rimase in rianimazione per 25 giorni, poi due mesi in neurologia, più la riabilitazione in una clinica per poter tornare a camminare. Lui si è occupato, per i tre anni successivi, sia di lei che della loro figlia Mia. Quando accadde il tragico incidente, come spiega a Vanity Fair, Daniela aveva 36 anni e con Cesare stavano insieme da otto. Ci sembra, poi, di intravedere molto del Cesare Bocci vero nel personaggio di Antonio (Daniele Liotti), anche se la malattia che colpisce Anna è diversa da quella di Daniela. Anche qui è una lotta contro i pregiudizi e le discriminazioni, a non perdere mai la fiducia e la speranza, a non mollare mai, ma a continuare a lottare contro ogni avversità. E l’apprezzamento di pubblico è stato sancito dai numeri di share e di ascolti: soltanto la quinta puntata del 7 ottobre, è stata vista da ben 7.730.000 telespettatori con il 30,08% di share. Mentre l’ultima puntata è stata seguita da 8 milioni 641 mila telespettatori, con il 32,16 per cento di share medio, raggiungendo picchi del 35 per cento durante la serata. E il finale lasciato un po’ aperto ed in sospeso, fa sperare in una seconda stagione. “Già qualche anticipazione trapela: “con tutta probabilità la seconda stagione si farà”, avrebbe detto a “Panorama” Ivan Cotroneo (sceneggiatore di successo ed autore del soggetto della fiction con Monica RamettaeStefano Bises).

 di Barbara Conti