Dal 13 settembre nei cinema una storia d’amore, passione e desideri diretta da uno dei cantastorie più amati degli ultimi anni

Quando ho scoperto che Si alza il vento sarebbe stato l’ultimo lavoro di Miyazaki, vi confesso che ho tremato un po’. Nonostante non sia mai riuscita a trovarlo il miglior regista di film di animazione mai esistito (e credo ci sia una tendenza al mito un po’ eccessiva, nei suoi confronti), ho amato molti dei suoi film, sebbene nei suoi ultimi lavori si sia creata una sorta di staticità, dovuta a uno stile forse ripetitivo ed esageratamente onirico, a tratti troppo fiabesco o infantile.

Si alza il vento, però, ha qualcosa di diverso da raccontare. A differenza delle sue opere precedenti, è molto più malinconico, molto più serioso, estremamente maturo (è ironico definire il lavoro di un ultrasettantenne “maturo”, ma tant’è). Guardando il film si ha come l’impressione che questo, per Miyazaki, sia un vero e proprio testamento visivo, un suo personale addio al mondo del cinema animato, e non è difficile rintracciare nel personaggio di Jiro – il protagonista – alcune assonanze con lo stesso Miyazaki. È per questo, forse, che per la prima volta lo Studio Ghibli decide di realizzare una biopic ispirandosi ad un personaggio realmente esistito: per permettere a Miyazaki di avere ancora una volta qualcosa da raccontare, qualcosa per raccontarsi.

Jiro è un ragazzo sveglio, brillante ed estremamente sensibile, che sogna, un giorno, di poter volare, ma la sua miopia congenita glielo impedisce. Jiro è un uomo coraggioso ed appassionato che non ha alcuna intenzione di abbandonare il suo desiderio e l’incontro onirico con il grande ingegnere aeronautico Gianni Caproni gli darà la spinta giusta per incanalare i suoi sogni nella direzione più corretta, ricordandogli che per volare, in fondo, non occorre una vista eccellente, ma un cuore appassionato ed impavido. Jiro non getterà la spugna, dunque, e diventerà in breve tempo l’ingegnere aeronautico più importante del Giappone.

D’altronde, come sostiene Paul Valery, è proprio quando si alza il vento che bisogna provare a vivere.

di Luna Saracino