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Roma Fiction Fest 2014: Qualunque cosa succeda

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Roma Fiction Fest 2014: Qualunque cosa succeda

Qualunque cosa succeda

Roma Fiction Fest 2014 – Qualunque cosa succeda – ©Silvia Gerbino

Roma Fiction Fest 2014 – Qualunque cosa succeda – ©Silvia Gerbino

Giorgio Ambrosoli, un eroe per l’Italia

«La fiction italiana si trova oggi in un periodo di passaggio, da tradizione a innovazione. La tradizione si riassume nell’eredità rispetto allo spirito pedagogico del servizio pubblico italiano -spiega Carlo Freccero, Direttore Artistico del RomaFictionFest- i cui prototipi sono lo sceneggiato, tratto da capolavori della letteratura e dalle biografie, che in questi anni ha assunto sempre maggiore centralità».

Abbiamo infatti in questa stagione, proprio in apertura della kermesse televisiva, una biografia importante anche per la storia italiana: presentata in anteprima, la storia vera di Giorgio Ambrosoli, impersonato dal nostro Pierfrancesco Favino. Nella versione per il Festival una puntata unica, poi in tv come evento di Rai1 come miniserie in due puntate, per un coproduzione RaiFiction e 11 Marzo Film grazie a Matteo Levi, diretta da Alberto Negrin. Oltre al protagonista, il cast al completo è in sala: Roberto Herlitzka e Anita Caprioli che interpreteranno rispettivamente Enrico Cuccia e Annalori, moglie dell’Ambrosoli. Nel cast anche: Massimo Popolizio nelle vesti di Sindona, Claudio Bigagli (il Gran Maestro), Andrea Gherpelli (sarà Silvio Novembre), Giovanni Esposito per interpretare il senatore Andreotti.

«è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana, ndr) atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. […] Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [… ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. [… ] » Giorgio

Una pagina amara della storia italiana degli Anni Settanta: Ambrosoli – Sindona, due uomini a confronto. Il primo, l’onesto e stimato avvocato Giorgio Ambrosoli, è incaricato in qualità di commissario liquidatore della B.P.I., travolta dal crack finanziario di Michele Sindona. È il 1974. Ambrosoli, marito di Annalori, padre di tre figli, è assassinato sotto casa sua a cinque anni di distanza da quelle righe (sopra riportate) destinate alla moglie e che in realtà non le aveva mai consegnato. La sua colpa era stata quella di far aprire un’indagine sul finanziere Michele Sindona che, dopo la bancarotta italiana, si rifugia a New York, continuando nei suoi traffici illeciti di riciclaggio di denaro con stretti rapporti non solo con alti esponenti della Finanza, ma anche con politici e industriali. L’avvocato Ambrosoli è aiutato nell’indagine da Silvio Novembre, maresciallo della Guardia di Finanza, che dopo un iniziale contrasto diventerà il suo più stretto collaboratore e amico.

Nel 1978 l’avvocato depone davanti al Gran Jury di New York, rientrando a Milano Ambrosoli porta con sé l’odio mortale di Sindona. «Pagherò a caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il Paese. Qualunque cosa succeda, comunque […]». È infatti ucciso da Joseph Aricò, membro della mafia italo-americana a cui fa riferimento Sindona. Era il 1979, la notte tra l’11 e il 12 luglio. Ma la morte dell’Ambrosoli mette anche fine al complesso giro d’affari politico-finanziario del secolo scorso. Una fiction civile che ha tutte le carte in regola per appassionare il pubblico, tra cui, forse, qualcuno ha anche letto il libro omonimo scritto da Umberto Ambrosoli, per Sironi Editore, da cui trae fonte di ispirazione la storia della miniserie.

Pierfrancesco Favino: entusiasta per la scelta della Rai di una fiction su tematiche e valori di rilievo nazionale; commosso all’arrivo in sala della moglie di Ambrosoli e di sua figlia.

Assolutamente da vedere.

 di Elisabetta Lattavo