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Roma Fiction Fest 2013: “Rectify”, anteprima internazionale

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Roma Fiction Fest 2013: “Rectify”, anteprima internazionale

RectifyCreata dagli executive producer di “Breaking bad”, serie-evento sulla seconda vita di un ex condannato a morte

 

Una vestizione tremante e allibita. Una coca ghiacciata, la famiglia riunita, tra prime e seconde nozze, la sorella isterica e iper affettuosa e il fratellastro egoista e avido, il corridoio al contrario, l’attesa “al di là”. Verso il patibolo o verso una libertà impensabile?

Inizia con il doppio gioco della condanna e del risveglio ad un’altra vita, stringendo nell’asfissia lenta di un’attesa imprevedibile il primo trascinante episodio di Rectify, serie che potrebbe diventare cult. Scritta dalla squadra di Ray McKinnon e prodotta da due nomi spericolati come Mark Johnson e Melissa Bernstein per la AMC, Rectify è figlia del thriller psicologico, della scrittura stratificata dei mega prodotti americani ma anche della fredda, penetrante visione nordeuropea dello sguardo sui corpi attoriali e sul loro spazio umano-finzionale, già adottata con sottile humour in Breaking bad.

Rimozioni, non detti e carotaggio emozionale. Daniel Holden misurava i confini bianchi della cella con una disciplina religiosa. Avvolgendosi tra le ginocchia, in preghiera, leggendo, schermandosi nelle chiacchiere col condannato della cella accanto. Daniel viene scagionato dopo venti anni, il DNA lo libera. Non ha ucciso lui quella ragazza, qualcun altro sta già fuggendo dal passato che invece ha paralizzato Daniel in un’adolescenza forzata, in una dimensione affettiva incompiuta per due “decadi”. Tornare a casa, nel nucleo allargato, in mezzo ai gangli di eredità contestate e di tecnologie ancora oscure. Intelligente e attonito Daniel inizia il computo di un tempo tutto nuovo. Da un’alienazione all’altra, riempiendo il buio con una luce ancora troppo allarmante.

I giorni fuori e il venti anni dentro. La serie alterna presente statico, progressivamente mutevole, l’adattamento di Daniel, le nuove indagini, le passioni (extra) familiari, e flashback dal carcere, momenti di intimità devastante e purissima. Racconto da tragedia greca e steccati bianchi, crisi, razzismo, pena di morte, corruzione, scambi generazionali. Ma soprattutto viaggio interiore, trasporto sincronico, tra tempo dell’individuo, confuso e molteplice, e tempo della comunità.

Prodotta negli USA nel 2012 e presentata in anteprima internazionale al Roma Fiction Fest 2013, Rectify è stata curata dalla executive producer Melissa Bernstein, che nell’incontro pubblico di ieri ha svelato il dietro le quinte tumultuoso di una produzione televisiva made in USA. L’executive dirige la pre produzione, tra location, casting e decisioni strategiche, guidando i registi della serie televisiva nella trasposizione della sceneggiatura, la vera protagonista. Ciò che distingue gli executive e che spinge una serie verso l’originalità dirompente è soprattutto la capacità, ha affermato Melissa, di lavorare negli imprevisti, di manipolare con coerenza i caratteri affinché abbiano evoluzioni spiazzanti. Uscire dai canoni pur conoscendoli, lasciando affezionare lo spettatore ma regalandogli il pathos del caos umano. Correre il rischio e riscrivere, riscriversi. Quindi, rectify.

di Sarah Panatta