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Roma Cinema Fest 2011: l’omaggio di Wim Wenders a Pina Bausch

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Roma Cinema Fest 2011: l’omaggio di Wim Wenders a Pina Bausch

L’incontro con il regista e l’anteprima del film

“Balliamo, balliamo, altrimenti siamo perduti” diceva la ballerina e coreografa tedesca Pina Bausch, scomparsa il 30 Giugno del 2009. E guardando le immagini di Pina, omaggio di Wim Wenders (The Million Dollar Hotel, Buena Vista Social Club) alla grandissima artista, non si può che darle ragione. Suo grande fan e suo grande amico, Wenders decide di portare sullo schermo la sua vita e la sua carriera con un film. Fa una scelta coraggiosa: evita i biografismi scontati e lascia parlare i corpi. Lo fa, servendosi della tecnologia 3D, l’unica che gli ha reso possibile portare Pina al cinema: “Per vent’anni io e Pina abbiamo parlato della possibilità di fare questo film ma finora non era stato possibile: non avevo trovato il linguaggio adatto a tradurre la danza sullo schermo.” ha detto il regista durante l’incontro con il pubblico del Festival di Roma. “Quando abbiamo iniziato a girare, ho capito che la forza del 3D non si limitava a restituire al pubblico una rappresentazione fedele della profondità e dello spazio: c’era dell’altro. E l’abbiamo capito durante un ritratto: si ha davvero l’impressione di trovarsi di fronte a un altro essere umano in carne ed ossa.” Il risultato è pura poesia: non c’è bisogno di parole, se non le poche della stessa Bausch e e della sua compagnia che la ricorda nell’unico modo possibile, ballando. Straordinari danzatori, senza tempo, che raccontano l’impeto della giovinezza e la grazia della maturità: gioia e dolore, amore e odio riempiono lo spazio, che sia quello di un teatro o quello di un bosco, trasportando il pubblico in un’altra dimensione un luogo che, chi ha avuto modo di vedere dal vivo le esibizioni di Pina Bausch, conosce bene. Per tutti gli altri sarà una folgorazione, la stessa che una volta toccò a Wenders: “Ricordo bene la prima volta che l’ho vista. Era una notte d’estate ed ero a Venezia con la mia ragazza. Stavamo passeggiando, quando lei ha visto un manifesto: Pina Bausch presentava Café Müller al Teatro La Fenice. Non ci volevo andare: avevo “altri programmi” per noi due non di certo di passare la serata chiuso in un teatro a vedere uno spettacolo di danza. Ma siccome sono un gentleman, ho accettato: mi sono ritrovato aggrappato a una sedia, a piangere come un bambino. Era successo qualcosa di incredibile e il mio corpo l’aveva capito subito. La mia mente ci ha messo un po’ di più.”

di Lucia Gerbino