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The Rum Diary – Cronache di una passione

Dopo l’interpretazione di Raoul Duke in Paura e delirio a Las Vegas, Johnny Depp fa rivivere Hunter S. Thompson portando alla ribalta un vecchio manoscritto dell’autore

Johnny Depp è Paul Kemp, un giornalista beone e di talento che si trasferisce a Puerto Rico per scrivere su un giornale locale, The San Juan Star, diretto dal disilluso Lotterman (Richard Jenkins). Il fotografo Sala (Michael Rispoli), uno dei primi incontri di Kemp al giornale, è destinato a diventare suo inseparabile compagno d’avventure, insieme all’allucinato Moberg (Giovanni Ribisi), giornalista filonazista perso per droghe e alcol. Tra una sbronza e una scommessa ai combattimenti tra galli, Kemp incontra l’affascinante Chenault (Amber Heard) e se ne innamora perdutamente, viene ingaggiato dal corrotto speculatore edilizio Sanderson (Aaron Eckhart) per imbonire l’opinione pubblica affinché accetti che l’isola incontaminata sia trasformata in un resort turistico, e infine capisce chi bersagliare con la sua penna fine.

Sono gli anni ’90 quando Depp, buon amico di Thompson, trova il manoscritto dello scrittore nel suo scantinato, un lavoro del ’59 che insieme decidono di far rivivere sul grande schermo per mano di Bruce Robinson (Shakespeare a colazione). Ma vedere The Rum Diary – Cronache di una passione è come incontrare Raoul Duke prima di diventare il ‘Duca’ di Paura e delirio a Las Vegas, prima di partire per la corsa motociclistica nel deserto Mint 400 e per Las Vegas alla ricerca del fantomatico american dream (condotta sotto l’effetto di LSD e numerose altre droghe), ed essenzialmente prima che Hunter S. Thompson aka Raoul Duke trovasse e consolidasse la sua cifra stilistica nota come ‘gonzo journalism’. Sono gli anni ’60, in televisione si guarda il confronto Nixon-Kennedy, inizia a prendere piede l’idea che il ‘sogno’ debba essere monetizzato e con esso anche le risorse naturali, sono gli anni in cui Thompson si confronta con la realtà e fa le sue scelte.

Se Kemp è la versione acerba di Duke/Thompson e la coppia Kemp-Sala non è poi così sfavillante come il folle duo Duke/dr Gonzo (Benicio Del Toro), anche le scelte registiche e di scrittura – a parte le brillanti battute di Thompson riportate nello script – restano sottotono, come se non volessero forzare lo scrigno dell’immaginazione invece abbondantemente saccheggiato dalla fervida mente di Terry Gilliam nel 1998. Esteticamente il film mantiene un gusto vintage, creato da Robinson e dal direttore della fotografia Dariusz Wolski (trilogia dei Pirati dei Caraibi) con l’uso di una 16 mm e una cura quasi pittorica nella composizione della luce. The Rum Diary lascia la sensazione che la storia non abbia avuto il coraggio di uscire dai binari della narrazione classica, che non abbia tradotto in immagini esplosive i talentuosi, seppur giovanili, scritti di Thompson.

di Francesca Vantaggiato