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Il discorso del Re

Il-Discorso-del-Re-Poster-Italia_midIl destino di un uomo

Quando il timido Bertie la chiese in moglie, Elizabeth (Helena Bonham Carter) pensò che mai nessuno li avrebbe chiamati a svolgere doveri “regali”; balbettava deliziosamente per essere preso in seria considerazione dal padre Giorgio V.

Ma il destino è imprevedibile ed è così che il Duca di York e consorte furono chiamati, del tutto inaspettatamente, a vestire il ruolo di sovrani di un Inghilterra minacciata dalla Germania hitleriana. Lo scandaloso amore dell’erede al trono per la divorziata Wallis Simpson forzò decisamente gli eventi, imponendo al timido Bertie di trasformarsi in Re Giorgio VI (Colin Firth) e di rintracciare in se una forza ed una rappresentabilità che non credeva di possedere. Artefice di questa trasformazione, il rapporto di amicizia e intima fiducia che legò il sovrano all’attore/logopedista Lionel Logue (Geoffrey Rush) per tutta la durata del suo regno. Forte dei consensi ottenuti e delle 12 nomination agli Oscar, Il discorso del Re colma le distanze sociali ed offre a questa “nobile” vicenda il privilegio di un punto di vista totalmente informale. Chi si nasconde nei ben sorvegliati palazzi della più antica nobiltà inglese e dietro la formale distanza che si deve ad un membro della famiglia reale? Quando le luci dei riflettori si spengono a popolare la mitologia di principi e principesse rimangono solamente degli esseri umani, il più delle volte incapaci di gestire il dovere dell’apparire con le fatiche dell’essere. La Regina di Stephen Fears aveva già svelato in parte i misteri di un mondo piegato suo malgrado alla sovraesposizione, ma è il Re balbuziente di Tom Hooper ad abbracciare la condizione di uomo prima d’incoronarsi prescelto. Il discorso del Re solleva il sipario su un’avventura umana, prima che storica, raccontata attraverso il dolore della solitudine, la finta accettazione di una “menomazione” fino ad arrivare alla faticosa ma stimolante presa di coscienza di se stessi. Alle soglie della seconda guerra mondiale il principe “senza voce” è chiamato a “recitare” il ruolo di Re; quale miglior guida di un ex attore per padroneggiare i segreti del mestiere? E’ così che la lingua si fa appassionante esercizio, tecnica e veicolo per esprimere il dolore accumulato da una vita vissuta nell’ombra, mentre le pause metriche si trasformano nel rassicurante rifugio in cui un uomo deriso può scoprirsi simbolo d’unione per un intero paese.

di Tiziana Morganti

 

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