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Everybody's Fine. Stanno tutti bene

stanno_tutti_bene_-__locandinaKirk Jones fa rivivere al cinema un capolavoro perduto di Tornatore. Con successo

È difficile che un remake riesca ad essere ai livelli del film a cui si ispira.

Succede di rado ed è per questo che, spesso, lo spettatore difficilmente riesce a digerire un rifacimento, pur riconoscendone l’indubbio valore artistico. Non è il caso di Everybody’s Fine, tuttavia. Ispirato al piccolo grande capolavoro quasi sconosciuto di Giuseppe Tornatore, il nuovo film di Kirk Jones conserva lo stesso pathos, le stesse emozioni, gli stessi intrecci narrativi del suo predecessore, sviluppando, però, una storia assolutamente originale, arricchita da un cast incredibilmente unito, quasi come fosse una vera famiglia.

Robert De Niro è Frank Goode, ex operatore di una fabbrica di cavi telefonici nonché ormai attempato padre di famiglia che, alla morte della moglie, vero collante tra loro e i figli ormai cresciuti e dispersi per lavoro in giro per gli Stati Uniti, cerca di rimettersi in contatto con la sua famiglia “perduta”, intraprendendo un viaggio incredibile in alcune tra le più belle città americane: prima New York, dove però non riuscirà ad entrare in contatto col figlio David (Austin Lysy), misteriosamente scomparso, poi Chicago, per andare a trovare Amy (una splendida Kate Beckinsale), la figlia più grande, pezzo grosso della pubblicità, felicemente sposata (ma forse neanche tanto) e con un bellissimo bambino, dunque a Denver, dal suo Robert (un carismatico Sam Rockwell), affermato direttore d’orchestra, che poi così affermato non è (e neppure così direttore d’orchestra, in fondo!), infine a Las Vegas, dalla piccola Rosie (una dolcissima Drew Barrymore), prima ballerina di una grossa compagnia mondiale (forse). Per una strana ironia della sorte, dunque, Frank comprende che per anni ha costruito cavi per mettere in contatto le persone tra loro e che per altrettanti anni non è riuscito a comunicare con la sua famiglia fino in fondo, al punto da realizzare che nessuno dei suoi figli è davvero felice e realizzato come sapeva, immaginava e, in fondo, sperava.

Con alcuni momenti ironici, freschi e divertenti, intervallati da numerosi momenti nostalgici, Everybody’s Fine è una sorta di parabola sulla società e la visione della famiglia moderna: imperfetta, piena di segreti, di cose da nascondere, da non dire, di cui vergognarsi, eppure così bisognosa di unione, di forza, di stabilità. Perchè la famiglia, in fin dei conti, è l’unico posto in cui poter ritornare per sentirsi al sicuro. L’unico posto dove sentirsi accettati a prescindere dalla propria condizione economica e sociale. L’unico posto, infine, dove poter dire, finalmente, di essere a casa.

 

Di Luna Saracino