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Highlander, questo reboot non s’ha da fare

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Highlander, questo reboot non s’ha da fare

Reynolds, RyanLascia il regista, e a ruota abbandona il progetto anche il nuovo volto della saga, Ryan Reynolds

“Here we are, born to be kings. We’re the princes of the universe. Here we belong, fighting to survive…”

In un cinema di highlanders, dove trame pur biscottate e digerite dalla cultura mainstream sopravvivono e si decapitano oppure riciclano, con vari risultati. Dove il reboot, il nuovo battesimo di una saga/tema, diventa prepotente comun denominatore (vedi Batman, Spiderman, Superman ecc.), in una deriva autoriale che non trova sponde produttive alternative.

Come poteva in tale contesto non chiedere e trovare nuova “vita” la saga delle resurrezioni per eccellenza, una leggendaria e accantonata storia di culto, musicata da Queen e interpretata nel 1986 da un attore simbolo del divismo a rapido consumo come Christopher Lambert? Highlander verso il reboot? Così sembrava, dalle premesse, un anno fa.

Il palestrato Ryan “Lanterna Verde” Reynolds doveva vestire i panni senza tempo del protagonista nel reboot di Highlander – L’ultimo immortale, ma ha da poco deciso di abbandonare. La Summit Entertainment perde così anche l’attore principale, dopo la disdetta nel novembre 2012 del sanguigno regista spagnolo Juan Carlos  Fresnadillo (28 settimane dopo), a causa, secondo quanto rivelato da “The Wrap”, di visioni e volontà discordanti rispetto ai produttori Neal Moritz e Peter Davies. Così tutto da ricapitolare, come in una leggenda metropolitana. Dopo circa un anno di sviluppo dell’intero progetto, ormai quasi pronto, la Summit si ritrova a secco di personale e dovrà decidere se proseguire e dare nuovi natali e cercare nuovi volti. I fan di Ryan Reynolds non resteranno però delusi. L’attore doppierà il cartoon DreamWorks Animation Turbo, e prossimamente sarà a fianco di uno sregolato e inatteso Jeff Bridges nel fantasy poliziesco R.I.P.D. poliziotti dall’aldilà e inoltre reciterà in Selfless del sempre chiacchierato e misterioso Tarsem Singh.

“Ne resterà uno solo”, ma chi?

di Sarah Panatta