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Festa del Cinema di Roma 2017: Detroit (di K. Bigelow)

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Festa del Cinema di Roma 2017: Detroit (di K. Bigelow)

“Spero che tutto questo finisca, prima o poi: la popolazione afroamericana deve smettere di soffrire”

Queste parole riecheggiano nell’aria fin dopo la fine di Detroit, ennesimo capolavoro firmato da Kathryn Bigelow, che non sbaglia mai un colpo e anche questa volta riesce a paralizzare lo spettatore raccontando con cruda e drammatica realtà il lato più oscuro degli Stati Uniti.

È una calda serata di Luglio del 1967. A Detroit la vita notturna è una cosa seria ed è pieno di locali di musica dal vivo e bar notturni di periferia. All’angolo tra la dodicesima strada e Clairmount Street c’è un locale, il Bling Pig, gestito da uomini di colore e probabilmente senza licenza. La polizia lo scopre e decide, con un raid, di far chiudere il locale e mandare a casa tutta la gente che era dentro a divertirsi. Tutto normale, direte voi, se non fosse che tra le cosiddette “forze dell’ordine” si nascondono parecchi rivoltosi tutt’altro che ordinati, animati da odio razziale più che da senso della giustizia. E quel raid si trasforma presto in aggressione, ai danni degli afroamericani presenti a quella festa prima, dell’intera popolazione di colore poi, in quella che è riconosciuta in tutto il mondo come la rivolta più violenta e ingiusta della storia Americana.

Spezza il cuore dover parlare ancora di razzismo, nel 2017. Eppure è fortemente necessario, se l’America ha eletto Trump come suo nuovo presidente, se le discriminazioni continuano, l’odio pure e la gente di colore continua ad essere ghettizzata senza una ragione.

Kathryn Bigelow, con Detroit, cerca di raccontarci, con il suo tipico stile a metà tra inchiesta e dramma, tutti i retroscena relativi a quelle assurde notti, in cui i diritti civili sono stati sospesi in nome di un odio immotivato e legato unicamente al colore della pelle. Freddo, straziante, drammatico, Detroit si insinua nel cuore e nella mente dello spettatore per tutta la durata del film – più di due ore per l’esattezza – senza chiedere scusa, perché non servono scuse per raccontare una storia come questa.

Detroit è un film struggente e doloroso, uno spaccato di storia americana così intenso da far venire la pelle d’oca e così ingiusto da risvegliare in chi guarda un senso di giustizia assoluto, un bisogno di sfogare la propria rabbia nei confronti di un sistema corrotto e accecato, anche lui, da un odio razziale senza alcuna ragione.

 

È facile commuovere e far riflettere con un film come questo,  e Kathryn Bigelow lo sa molto bene: il suo talento, però, sta nel voler esporre i fatti così come sono andati, senza condire troppo la storia di opinioni personali. A questo scopo, infatti, Detroit pullula di riferimenti storici accurati, di stralci di interviste audio e video raccolte durante la stesura del film, di ritagli di dichiarazioni fatte da chi quel dramma lo ha vissuto, in prima persona.

Un dramma così lontano, ormai, nel tempo, eppure così tremendamente vicino a noi, quasi come se il tempo non fosse passato e noi non avessimo ancora imparato la lezione.