Superba prova di Brie Larson e Jacob Tremblay nel nuovo film di Lenny Abrahmson

Una ventenne e un bambino di 5 anni che, come suggerisce il titolo del film, vivono in una stanza. Ma è meglio definirlo un tugurio. All’inizio di Room è tutto quello che Lenny Abrahmson ci dice dei due protagonisti: non sappiamo perché sono lì o come ci siano finiti. Forse si stanno nascondendo da qualcuno. Forse il bambino è frutto di una gravidanza indesiderata e la ragazza è stata cacciata di casa. Eppure, agli occhi del piccolo, quella stanza è il solo mondo possibile: un mondo in cui alberi, case e animali esistono solo dentro un televisore malfunzionante, dove l’unica porta che c’è è sempre chiusa e la luce “dello spazio” filtra attraverso un lucernaio. Qualcosa non torna. Presto scopriamo che il piccolo protagonista si chiama Jack e che la ventenne è la sua mamma Joy Newsome e che in quella stanza sono entrambi prigionieri da molto tempo. Joy lo ha sempre saputo, ma le manca la forza di ribellarsi. Jack è troppo ancorato al mondo fantastico che si è costruito nel tempo per capire che la realtà è molto diversa da quella che i suoi occhi conoscono e che, insieme a sua madre, dovrà trovare il coraggio di cambiare.

Il regista di Frank porta al Festival di Roma un film tratto dall’omonimo romanzo di Emma Donoughue: Room è la storia di un bambino nato e cresciuto in una stanza, il racconto di una prigionia che, al primo impatto, sembra tutt’altro. Abrahmson si rivela un regista poliedrico e abilissimo nel mescolare generi diversi, come il dramma e thriller, senza mai scadere nelle “etichette”. Il tema del film, solo in apparenza banale, trova il suo habitat naturale nella sceneggiatura della Donoughue, che si rivela indispensabile non solo in termini di aderenza letteraria, ma anche d’intensità emotiva. Room è un film giocato sugli equilibri, in cui c’è spazio per le lacrime, per la poesia e persino per qualche risata. Nel cast anche i “veterani” del cinema William H. Macy e Joan Allen, ma voi appuntate i nomi dei due giovani protagonisti, Brie Larson e Jacob Tremblay: di loro sentiremo parlare ancora.

di Lucia Gerbino