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Festa del Cinema di Roma 2015: Junun

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Festa del Cinema di Roma 2015: Junun

Junun

Junun

Le prime volte di P. T. Anderson (alla regia di un documentario e di una videocamera digitale)

A Febbraio del 2015, la mente creativa dei Radiohead, Jonny Greenwood, parte alla volta dell’India per incontrare il compositore israeliano Shye Ben Tzur e coinvolgerlo in un progetto musicale incredibile chiamato Junun e che avrebbe contato, tra i musicisti, cantanti e coristi, anche un enorme gruppo di artisti locali. P. T. Anderson conosce molto bene Greenwood e decide di seguirlo in questa avventura, portando con sé tutte le sue attrezzature: il risultato è un documentario intenso e brillante, pur nella sua visiva semplicità.

Poiché non sempre tutto va per il verso giusto, la dogana decide di trattenere le attrezzature di Anderson in aeroporto, costringendolo ad accontentarsi di una piccola videocamera personale (lui che fino ad allora non aveva mai diretto un film in digitale) e del drone che aveva portato con sé il suo produttore.

Non c’è una narrazione effettiva, non c’è una fotografia particolarmente curata, non c’è, probabilmente, una vera e propria shooting list, in Junun: con estrema umiltà, P. T. Anderson decide di lasciar parlare i suoi protagonisti, che non hanno bisogno di contesto o presentazioni, e cede il posto alle loro incredibili composizioni musicali e vocali.

In concorso nella Selezione Ufficiale della 10^ Festa del Cinema di Roma, Junun è un documentario semplice, eppure estremamente efficace: a partire dai momenti di intimità e raccoglimento rubati da ognuno degli elementi dell’ensemble, fino ad arrivare alle prove di gruppo o alle registrazioni degli stumenti musicali in studio, Paul Thomas Anderson riesce, a fronte di mezzi tecnici limitati (le riprese sono volutamente “amatoriali” e “casalinghe”), a guidare lo spettatore attraverso un viaggio magico fatto di musiche etniche e colori pastello, spingendolo a guardare il suo film non con gli occhi, ma con il cuore.

Ci si emoziona, in Junun, si ride e sorride con i suoi protagonisti, al punto che in certi momenti si ha la viva sensazione (mista un po’ anche al desiderio) di essere lì, accanto a loro, a far parte di questo cerchio multiculturale che di lì a poco avrebbe dato vita ad uno dei progetti musicali più interessanti e affascinanti degli ultimi anni.

di Luna Saracino