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27 gennaio. Una data da ricordare. Anche al cinema

vento-di-primavera-la-rafle-poster-italia_midGuida essenziale ai film che, nel corso degli anni, hanno raccontato la Shoah ed aiutato, in qualche modo, a non dimenticare. Mai

Il 20 Luglio 2000 il Parlamento italiano, con l’introduzione della legge 211, ha istituito il 27 gennaio come data stabilita per la celebrazione del cosiddetto Giorno della Memoria, durante il quale il popolo italiano avrebbe ricordato la Shoah, ovvero lo sterminio del popolo ebraico avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, una delle pagine più cupe della storia del pianeta.

Il 27 gennaio 1945, infatti, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa riuscirono a penetrare nella città polacca di Oświęcim, allora ribattezzata Auschwitz, e a liberare, finalmente, il popolo ebraico (e non solo) dal dramma dell’Olocausto, aprendo le porte di uno dei campi di concentramento più turpi della storia dell’uomo.

Da oltre 10 anni, quindi, il popolo italiano approfitta del 27 gennaio per ricordare, per non dimenticare, per tramandare di generazione in generazione il ricordo di una tragedia, nella speranza che nulla di così turpe possa verificarsi ancora.

Il termine Shoah, nello specifico, ha incominciato ad essere utilizzato dopo il 1985, anno di uscita di uno dei più maestosi documentari (Shoah, appunto), diretto da Claude Lanzmann, riguardante lo sterminio della popolazione ebraica da parte dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Prima di allora, tuttavia, erano già stati girati alcuni film sull’Olocausto: film come Kapò, di Gillo Pontecorvo, del 1959, in cui una giovane ragazza ebrea, traumatizzata alla vista della morte dei suoi genitori in un campo di sterminio, decide di passare dalla parte del nemico, o come il documentario Exodus, di Otto Preminger, del 1960, o ancora Vincitori e vinti, di Stanley Kramer, ispirate al processo di Norimberga del 1948.

Nel 1987 Giuliano Montaldo dirige Gli occhiali d’oro, un film documentario ambientato nel 1938 a Ferrara che racconta con estrema lucidità le persecuzioni della comunità ebraica della città da parte della popolazione tedesca, ma il vero film manifesto della Shoah, così come del popolo ebraico, diventa Schindler’s List, il vero capolavoro cinematografico diretto da Steven Spielberg nel 1993, in cui l’industriale tedesco Oskar Schindler si trasforma da ricco magnate e sfruttatore di ebrei in loro inaspettato salvatore.

Pochi anni dopo, nel 1997, Roberto Benigni porta sugli schermi La vita è bella, una favola struggente e romantica che racconta in chiave quasi fiabesca e surreale le (dis)avventure di Giulio Orefice e del suo piccolo Giosuè, costretti a lavorare nei campi di concentramento a seguito delle persecuzioni razziali del 1938.

Nel 1998, invece, Radu Mihaileanu dirige Train de vie, la storia di un gruppo di abitanti di uno shetl romeno che pur di evitare la deportazione costruisce un finto convoglio ferroviario, si traveste da esercito nazista e parte alla volta dell’Urss per raggiungere la terra promessa. Mai più fu realizzato, forse, un film più poetico di questo. L’unico, forse, che tentò l’ardua impresa fu il grande maestro polacco naturalizzato americano (ma ormai da anni in territorio francese) Roman Polanski, che con il suo Il pianista mette in scena il dramma degli ebrei in modo assolutamente inedito, lasciando raccontare più alle immagini che alla sceneggiatura. Perchè in fondo, a volte, le parole non bastano.

In Katyn, nel 2007, il regista polacco Andrzej Wajda racconta il dramma degli ufficiali polacchi, uccisi brutalmente a Katyn dalla NKVD durante la Seconda Guerra Mondiale, e delle loro famiglie, dilaniate da un’attesa pari all’infinito.

Tra il 2007 e il 2008 gli Stati Uniti realizzano ben 4 pellicole dedicate alla tragedia della Shoah: The Reader, di Stephen Daldry; Il bambino con il pigiama a righe, di Mark Herman; Operazione Valchiria, di Bryan Singer; Definance, di Edward Swick.

E dopo il grande successo de L’uomo che verrà, pellicola tutta italiana di Giorgio Diritti che racconta le vicende di un folto gruppo di partigiani bolognesi intenzionati a contrastare con tutte le loro forze l’avanzata nazista in Italia, domani, 27 gennaio 2011, uscirà nelle sale cinematografiche l’attesissimo Vento di primavera, lungometraggio made in France diretto da Roselyne Bosch che racconta dell’occupazione tedesca in suolo francese durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel cast anche un incredibile Jean Reno, qui in vesti assolutamente inedite.

Di Luna Saracino