pornplacevr

Intervista a Lucrezia Sparnaccini: donna, madre, insegnante

pornplaybb.com siteripdownload.com 1siterip.com
Sulle Ali di Carta: Belfagor, il fantasma del Louvre
Ottobre 25, 2017
Camera Café: il programma di Rai 2 avrà come guest star Ugo Dighero
Ottobre 25, 2017
Show all

Intervista a Lucrezia Sparnaccini: donna, madre, insegnante

Roma Tre, Aula 39 della facoltà di Scienze della Formazione presso Piazza della Repubblica. È qui che incontriamo Lucrezia Sparnaccini: laureata in Scienze della Formazione e studentessa specializzanda del Master in Pedagogia dell’Espressione, Lucrezia lavora come tutor DSA, è ballerina ed ha aperto una propria Associazione Culturale per la sua attività pedagogico/artistica. Di recente sta provando a sposare la sua attività educativa e di counceling con il mondo della danza.

  • Lucrezia, la tua scelta di vita ha a che fare con l’insegnamento. C’è un momento in particolare in cui hai capito o deciso che avresti insegnato?

Credo sia stato al liceo … io ho frequentato il liceo classico; con la mia insegnante di latino e greco, che io trovavo sensazionale, leggemmo Quintiliano, autore latino che parla proprio dell’insegnamento, e di come doveva porsi il Maestro nei confronti degli Alunni : ecco, mi ricordo che mi colpì molto sia il modo in cui la docente ce lo spiegò, sia ciò che lo stesso autore dichiarava. In quel periodo mi stavo chiedendo chi fossi, dove stessi andando e cosa volessi fare dopo il liceo, e così inziai a cercare una risposta, e mi dissi : “ma se il discorso di oggi mi ha appassionata così tanto, non potrebbe essere questo ciò che farò dopo?”
Io sono sempre stata una ragazza, e ancor prima una bambina che si faceva mille domande, sul senso delle cose, della vita, fin alle cose più semplici: come le mie maestre sono diventate maestre?, perché sono mamme?, ecc. E insomma, io mi facevo domande su di me, e quella è la prima risposta che mi sono data.

  • Credi che gli insegnanti debbano o possano risolvere le domande esistenziali degli alunni?

Beh, risolvere è troppo … ma guidare certamente: secondo me l’educatore è davvero quella persona che illumina l’altro, sul fatto che ci sia una verità profonda, dentro e dietro le cose, da cercare; verità che però è diversa per ciascuno di noi … o forse è unica, la Verità è una, ma i mezzi per arrivarci sono diversi per ognuno. E dunque quello che io sento fortemente essere il compito dell’educatore è proprio esser da guida e da sostegno all’altro, a prescindere dal modo che lui/lei ha per arrivare a risolvere certe dinamiche … ed io devo sostenerlo, aiutarlo a trovare le proprie potenzialità per scoprire se stesso, il mondo, fare esperienze …

  • E tu attraverso il tuo percorso di insegnamento hai sciolto dei dubbi esisenziali, o hai solo imparato a farti delle domande?

Alcuni dubbi li ho sciolti, altri mi sono venuti! (sorride) è sempre una scoperta, poi forse in base all’età, alle esperienze che sto facendo – ora sono una mamma!-, beh gli interrogativi sono continui, specie per una come me ha si fa domande e che ha il pregio o difetto che sia di andare sempre oltre all’apparenza delle cose. Ho detto anche “difetto”, è vero, perché a volte le cose vanno accettate per quello che sono, non sempre provengono da un Mistero profondo. Qualche volta bisognerebbe imparare a seguire l’istinto.

  • Sei abituata alle domande dei bambini? Ora che sei anche mamma sei preparata?

No! (ride) Il mio ha appena un mese. Ma lavorando coi bambini mi sono resa conto della loro immensa curiosità, e spero di poter essere sempre in grado di poter dar loro delle risposte, o magari guidarli a trovare delle risposte da sé … spero anche, come mamma, di non bloccare mai la curiosità che mio figlio avrà di conoscere il mondo e farsi delle domande, senza proiettare su di lui solo le mie aspettative ed i miei desideri. L’importante, secondo me, è essere consapevoli.

  • So che sei anche ballerina. Quando hai iniziato a danzare?

Facevo la quarta elementare, e mi appassionava moltissimo il mondo della danza, fino a che mia madre mi propose di studiare ballo; certo, mi piacerebbe essere capace di lasciarmi travolgere completamente dalla danza, mentre io tendo sempre a cercare “il modo giusto” di fare le cose. Ma la danza non è solo tecnica, è passione, sentimento –tutti i miei insegnanti me lo dicono!- mentre io, per ora, continuo a difendermi, ho paura di lasciarmi coinvolgere al cento per cento … e per questa paura non riesco a vivere le cose pienamente, cose come danza e musica, che sono “relazione”.

  • Queste paure, dalle tue parole, sembrano venir fuori più quando danzi che quando insegni …

Forse sì, ma la danza mi ha aiutata molto in tal senso : per il mio percorso di conoscenza personale, intendo; mi sono resa conto con la danza che non ho, come si dice, “rotto la quarta parete”. Da sola danzo tranquillamente, ma davanti agli altri … a qualcuno che so che potrebbe giudicarmi … mi blocco.

  • E da insegnante non credi di poter essere tu, per qualcuno, “quella che giudica”?

No, perché … beh, non mi viene da giudicare, quando insegno; cioè, sento più forte il bisogno di essere da guida, da pormi come un “possibile aiuto” per la crescita degli altri, ecco, mi piace più vedermi così piuttosto che come “una che giudica”, perché sentirei di bloccarne il percorso di ricerca della conoscenza. Voglio aiutare a scoprire ciò che c’è nell’altro, la sua luce, ciò che lui è, senza inculcare nozioni … e io voglio aiutare ad essere. Pensiamo ad una lezione di storia : dietro la storia ci sono persone, ad aiutare l’alunno ad entrare in contatto con quelle persone può aiutare l’alunno a porsi delle domande, a far maturare un pensiero critico. Questi sono giochi, ma non solo, tecniche per studiare : uno studente non deve sapere, secondo me, “quando è morto Napoleone”, quanto più la capacità di avere un discernimento di se stesso, di avere una critica (positiva o negativa) su qualcosa, di poter costruire un proprio pensiero.

  • E come vuoi unire la danza a tutto ciò nel tuo percorso?

La unisco in modo ideale : dietro tutto questo c’è tutta una danza, di parola, di relazione, che io instauro con l’Altro; lo immagino proprio come un movimento “divino”. Come farlo? Attraverso il movimento, strutturando una lezione dinamica piuttosto che in cattedra. Un modo differente di studiare, magari chessò mettendo in scena un avvenimento storico, artisticamente (teatro, danza, musica). Quando parlo di Danza nell’educazione parlo forse in modo più generale di Arte. Per ora cerco di rendere la lezione artistica utilizzando danza, musica, improvvisazioni teatrali … sulla danza sto ancora indagando e sperimentando. Cosa fare col nostro corpo? Nella nostra società ci sono ormai degli idoli che dobbiamo seguire ed ai quali tendiamo sempre a confrontarci, mentre con la danza possiamo migliorare la nostra consapevolezza.

  • Quali sono le tue figure di riferimento?

Come educatrice, amo molto la Montessori; venendo qui al Master di Pedagogia dell’Espressione seguo molto anche il metodo di Costa e della mimesis. Come danzatrice, per ora, ho “scoperto” Isadora Duncan e poi Franca Zagatti, con la sua danza educativa nelle scuole. Queste per ora le figure che sto seguendo.

di Chiara Alivernini