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Artisti Emergenti: Intervista a Fabio D’Alessio

Fabio D'Alessio

Fabio D'Alessio

Fabio D’Alessio

“Ti aiuto io” il corto del giovane regista romano

Girovagando a caso per l’internet non è difficile inciampare nelle “nuove proposte” del cinema italiano. Di recente, c’è capitato di “conoscere” Fabio D’Alessio, un giovane regista della provincia romana che, partendo da basi completamente diverse, ha deciso di cimentarsi nella direzione di un cortometraggio all’apparenza frivolo, ma con spunti di riflessione molto interessanti.

  • Allora, Fabio, parlaci un po’ di te. Da dove vieni, cosa fai nella vita, dove vorresti arrivare, un giorno, e cosa rappresenta il cinema per te.

Sono un ragazzo di 26 anni, abito a Monterotondo, poco fuori la grande città di Roma. Nella vita studio ingegneria civile alla Sapienza di Roma e faccio pratica in uno studio tecnico. Il cinema per me rappresenta un mondo davvero interessante, dalle mille opportunità. Trovo che sia l’arte adatta a trasmettere messaggi importanti alla stragrande maggioranza delle persone: è più facile convincere una persona a vedere un film piuttosto che convincerla a leggere un libro. Mi avvicino al cinema, dunque, per mostrare a tutti la tragicità dei problemi quotidiani, a cui spesso non diamo il giusto peso.

  •  Viviamo in un periodo storico molto critico e difficile, lavorativamente parlando. Il tuo cortometraggio, “Ti aiuto io”, cerca di affrontare questo tema con leggerezza, è vero, ma lasciandoti anche un po’ l’amaro in bocca. Cosa speri che arrivi, come messaggio, a chi guarda il tuo corto per la prima volta?

Questo cortometraggio l’ho scritto per mostrare le due facce di un problema comune, il suo lato comico e la drammaticità che si cela dietro chi si trova in questa condizione. Lo scopo principale, soprattutto del finale (giudicato da molti un non-finale), è quello lasciare lo spettatore in bilico tra una risata e una sensazione di amarezza diffusa, che ti porta a pensare “Però non è giusto!”. Ho discusso con molte persone che hanno visto questo corto: alcuni mi suggerivano addirittura di allungare il finale per dargli una sorta di “lieto fine”. Il corto, per loro, così com’era era troppo “amaro” e rispecchiava tragicamente una situazione ormai troppo consueta in Italia, perché molto spesso in questo paese permettiamo che le cose vadano a finire così. Il punto, però, è proprio questo: mostrare le cose che non vanno bene, cercare di andare oltre il semplice “Vabeh, ma io non posso farci nulla”, cercare una vera soluzione e creare un dibattito attorno a tutto questo.

  • “Ti aiuto io” è un cortometraggio “acerbo”, per certi versi, ma ricco di spunti interessanti su cui riflettere. La fotografia è molto semplice, il montaggio e le riprese estremamente descrittive, ma funzionali al tuo obiettivo, credo. Quanto tempo hai impiegato per girare questo corto? Che difficoltà hai riscontrato? Come è nata l’idea di girarlo?

L’idea è nata pensando alle esperienze di tutti i miei amici e conoscenti col mondo del lavoro. Molti di loro, infatti, si sono rispecchiati in Claudia e dal suo aver “buttato via” il tempo a studiare senza riuscire a trovare un lavoro. “Ti aiuto io” l’ho girato in un giorno e c’è voluta una settimana per montarlo. Le difficoltà maggiori sono state la mancanza di attrezzature professionali, soprattutto. Essendo alle prime armi e avendo un budget pari a zero, ho fatto fatica a trovare i mezzi per ottenere un prodotto che poteva essere il più professionale possibile.

Il cortometraggio risulta molto acerbo, è vero, soprattutto per il tipo di inquadrature utilizzate: per questo, dopo l’uscita del corto, ho deciso di seguire un corso di regia cinematografica.

  • Sei molto coraggioso a voler fare cinema in un momento come questo ed è innegabile il tuo potenziale. C’è qualche modello a cui ti ispiri, al momento? Preferisci il cinema italiano o quello internazionale?

È vero, il momento non è dei più rosei, ma non bisogna mai rinunciare ai propri sogni, perché prima o poi l’occasione giusta può sempre arrivare. Non c’è un vero e proprio regista a cui mi ispiri, me ne piacciono molti di registi con stili particolari, ma non posso sceglierne uno in particolare. Sicuramente apprezzo tutti quelli che trattano i temi della realtà sociale e la più profonda psicologia delle persone, quei film che ti fanno riflettere. Di certo preferisco il cinema straniero a quello italiano, anche se il cinema italiano del passato affrontava tematiche più complesse anche in commedie come quelle di Troisi, Verdone o Benigni. Dovremmo prendere esempio da loro come dagli americani, dare varietà ai generi che vengono prodotti, puntando anche su film fuori dal coro, ma che potrebbero diventare nuovi cult del cinema.

  • Hai qualche progetto in cantiere? Ti va di raccontarci qualcosa?

Beh, posso anticiparvi che sto lavorando ad un nuovo corto drammatico che spero di riuscire a girare entro la fine della primavera, con una tematica molto forte. Più di questo non posso dire, però, perché è ancora tutto in fase di preparazione.

di Luna Saracino

Il cortometraggio: Ti Aiuto Io