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Nel mese di Gennaio

Gennaio

Gennaio

Gennaio

Il primo mese del nuovo anno, ricco di folklore, riti antichi e credenze provenienti dal passato e ancora persistenti al giorno d’oggi

Nelle tradizioni popolari ormai dimenticate delle nostre campagne, in questo mese si realizzava l’abitudine di trarre pronostici in modo curioso.

Ad esempio era solito numerare a partire da uno, dodici mezzi gusci di noce che identificavano i mesi dell’anno, riempirli di sale, esporli all’aperto la notte della festa di S. Paolo e verificare, la mattina dopo in quale guscio si era sciolto, facendo coincidere con questo risultato un mese di siccità o di pioggia. Stranamente a quanto si possa credere, al guscio contenente il sale intatto corrispondeva il mese piovoso.
Inoltre esisteva anche l’abitudine di osservare il tempo per i primi 24 giorni dell’anno, considerandoli, i primi 12, equivalenti ai mesi dell’anno. Dal tredicesimo giorno in poi, invece, si tornava a ritroso facendo coincidere questo giorno col mese di dicembre, e così via tutti gli altri fino al giorno 24, chiaramente gennaio. La somma del tempo meteorologico delle coppie di giorni opposti denominati con lo stesso nome avrebbe rivelato il clima del mese corrispondente.noci
Persino il gioco della tombola aveva un’antica funzione numerica di previsione, ormai completamente dimenticata.
 Ma Gennaio prende il nome dall’antica divinità romana del dio Giano a cui era dedicato un colle dove si considerava che ci fosse stata la mitica città di questo dio. Con la sua doppia faccia controllava il passato ed il futuro, il dietro e l’avanti, proteggeva l’inizio di qualsiasi attività come una porta “ianua” che si apre al nuovo e si chiude al vecchio. Se Saturno dissolveva il vecchio con le trasgressive feste dei “Saturnali”, Giano preparava il rinnovamento e lo proteggeva da ogni rischio prima dell’inizio del nuovo anno previsto a marzo. In questa occasione gli veniva offerta una pagnotta detta “ianual

Giano Bifronte

Giano Bifronte

composta da farina, uova, formaggio e olio, impastata e cotta al forno, oltre al farro e al sale della tradizione.

Sempre in questa occasione le persone si scambiavano gli auguri, donandosi miele, datteri e fichi, accompagnati da ramoscelli d’alloro, doni simbolici per addolcire il prossimo futuro che li avrebbe attesi.
Nell’antica Roma, secondo la tradizione fu Numa Pompilio, autore di una riforma del calendario, a fissare al primo di Gennaio l’inizio dell’anno, ma è la “lex Acilia de intercalatione “ del 191 a.C. che documenta questa regola.
Dal 153 d.C. si stabilisce che nella stessa data entrino in carica i nuovi Consoli. Queste calende, però, non erano considerate un giorno festivo, così come narra lo scrittore Ovidio, bensì di lavoro perché il dio non avrebbe di certo gradito che l’inizio del nuovo anno coincidesse con l’ozio.
Tra le tante feste del mese, una tra le più importanti e significative è l’Epifania, la prima delle manifestazioni di Cristo, la sua rivelazione al mondo come luce e sole, tanto che una stella radiosa guida a lui pastori e Re Magi.
Tra le tradizioni campagnole non dimenticate, si usa ancora in Friuli accendere grandi cataste di legno,

Pignarul

Pignarul

chiamate “pignarul”, per conoscere a seconda di dove si rivolgerà il loro fumo, se il raccolto sarà ricco o magro. In alcuni centri di questa regione, viene portata su per la montagna una pertica con in cima una stella, a sua volta seguita da tre Magi e da un corteo di persone con in mano una fiaccola. Una volta giunti alla meta, si accende un grande fuoco denominato “pignarul grant”, seguito da innumerevoli altri accesi in tutte le montagne circostanti.
In provincia di Brescia si svolge il “rito della Stella”, durante il quale intorno ad una stella di carta, illuminata ed issata su di un palo, gruppi di giovani cantano in coro e passando di casa in casa raccolgono doni e offerte.
Il “canto della stella” è comune a molti paesi, ma a Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo, nota comunità di rito cristiano orientale, non si ricordano i Magi, bensì il Battesimo di Cristo. Il rituale prevede che il vescovo immerga nell’acqua di una fontana la croce, tenendo in mano 3 candele accese ed un ramoscello di ruta. Allo stesso tempo alcuni giovani immergono nell’acqua delle arance infilate su pertiche, che in seguito doneranno alla gente come simbolico frutto di Cristo, albero del mondo.
Sempre nelle campagne la tradizione identifica nella notte dell’Epifania un momento magico in cui gli animali, sia domestici che selvatici, comunicano tra di loro con parole umane, perciò i contadini li ripuliscono attentamente e li sfamano abbondantemente perché non si lamentino dei loro padroni.

 Befana
In molti posti l’Epifania è il giorno dei regali ai bambini, una volta portati, secondo la tradizione, dai re Magi, come avviene in molte località spagnole. Ma in alcune regioni italiane non sono i magi a portarli, ma una curiosa figura, quella della Befana, che è una vecchia brutta simile ad una strega, ma buona e simpatica, che volando sulla scopa distribuisce regali e dolci giù dalla cappa del camino, aggiungendo qualche volta del carbone se i piccoli non sono stati bravi e buoni.
Il suo nome deriva da una modificazione del termine latino “epiphania”che col passare del tempo si tramuta in “befana”, personificando la festa in un simbolo femminile. Questa strana figura della vecchia, anticipa in alcuni casi la festa di mezza quaresima in cui si brucia la “stria” o la “vecia” su di una grande catasta di legno. La Befana quindi potrebbe essere la derivazione dell’antica arcaica figura di Madre Natura, che invecchiata alla fine della stagione produttiva, deve essere bruciata per poter offrire nuovi frutti, simboleggiati tra l’altro dai dolci e dai regali presenti nella calza, oltre al carbone che assume la valenza dell’energia latente nella terra.

di Svevo Ruggeri

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine