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Muso Music Festival 2013. Non solo musica…

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Muso Music Festival 2013. Non solo musica…

MUSO 1Tre arti a confronto: illustrazione, fumettistica, artigianato musicale

Terminata la tre giorni dell’edizione 2013 del Muso Music Festival di Oriolo Romano, riuscita ad essere portata a conclusione nonostante le intemperie del maltempo, ne abbiamo approfittato per intervistare tre diversi artisti che vi hanno aderito coi loro stand, a dimostrazione di quanto l’arte sia universale e di quanto il Muso ospiti diverse forme di espressione artistica.

Silvia Crocicchi. Illustratrice. Ha iniziato il percorso artistico dopo il liceo facendo una scuola di specializzazione “Accademia di illustrazione e comunicazione visiva” di tre anni. Ha iniziato subito a lavorare, e si è fatta conoscere col passaparola. Il nome dell’accademia racchiude bene il connubio che lega l’illustrazione a lei ed al pubblico: è una forma di comunicazione prima ancora che di espressione artistica.

  • Quale il tuo modo attraverso cui, tramite l’illustrazione, riesci a comunicare?

Sicuramente l’illustrazione è, per me, un mezzo, uno strumento, un modo di comunicazione. Per il resto compongono, creo, illustro e comunico, attraverso le emozioni; a seconda di quello che provi sulla carta viene qualcosa di diverso, difficile fare un progetto prima di iniziare a creare, una creazione è molto più intuitiva di quanto si possa immaginare, è basata sull’estemporaneità. Il mio insegnante mi ha detto che le cose più belle vengono quando siamo più tristi. Anche nella risposta della persona che hai di fronte, del pubblico, del visitatore che non ti conosce, hanno un impatto maggiore le creazioni più malinconiche.

  • Quali i soggetti che preferisci?

Quasi sempre sono soggetti femminili; tra le cose che faccio, quelle che hanno più riscontro e appeal sulla gente sono quelle più poetiche e romantiche, tanto che mi hanno commissionato, ad esempio, “Romeo e Giulietta” e “La bella e la bestia” (lì in esposizione ndr).

  • Quale il tuo modo di creare?

Difficile spiegare il processo che ha portato al risultato delle mie creazioni ed illustrazioni, poiché sono frutto delle emozioni, il sunto di tanti stimoli che durante la giornata mi arrivano e che traspongo e traduco su carta. La tecnica fine a se stessa serve a poco deve essere rielaborata, a scuola mi hanno insegnato l’acquerello, la grafica, l’illustrazione scientifica, un po’ di tutto a seconda del soggetto e della persona che esegue l’opera artistica si prende più dell’uno che dell’altro. L’arte poi uno la personalizza, non è standardizzata, anche la tecnica stessa viene rielaborata ed adattata alla propria persona e personalità.

  • Come arrivi al Muso?

Sto qui casualmente; una delle organizzatrici, Margherita dell’Ass. Apertamente, che ho conosciuto ad un corso sull’osservazione degli uccelli, sapeva che disegnavo e così mi ha chiamato a partecipare al Muso; io ho seguito il corso per riprodurli artisticamente, perché devi sapere da dove parti in quello che crei artisticamente, per poi stilizzarlo.

  • Sei qui ad Oriolo, vivi a Bracciano. L’arte dove ha più impatti nei piccoli o nei grandi centri?

Dipende dalle persone che trovi e dalla mentalità, nelle città è più facile, il paese ha più difficoltà a diffondere forme artistiche quali l’illustrazione, anche per ragioni di ordine economico: non dimentichiamo che il primo segno della crisi lo abbiamo sentito noi che lavoriamo con le mani. Tuttavia credo che sia una questione di carattere più ampio. Si tratta di dare importanza a certe cose e certi valori, all’espressione della arti in genere. Arti che spesso vengono sottovalutate, il fumetto più dell’illustrazione; parlo da lettrice, c’è un mondo dei fumetti sconosciuto italiano che è arte, poiché c’è tutta una cultura dietro incredibile.

Davide Caporali. Fumettista. Di Ostia, autore di ‘Maschera Gialla’, ha fatto la scuola internazionale di Comics a Roma, ci ha raccontato quanto sia duro fare il fumettista in Italia, molto più che all’estero dove viene meglio valorizzato e considerato quale forma d’arte.

  • Innanzitutto parliamo della differenza tra illustrazione e fumetto.

A livello artistico l’illustrazione e il fumetto sono, ovviamente e palesemente, due cose completamente diverse, nonostante il fatto che, sia l’illustratore che il fumettista, entrambi disegnano; quello del fumetto è più un lavoro, c’è tutta una progettazione, anche tecnica dietro: anche se non sono ispirato i segni ed i disegni che devo fare li faccio, conta meno l’impatto emotivo e lo stato d’animo; mentre siamo abituati più alla velocità.

  • Raccontaci l’esperienza di essere qui ad Oriolo.

Io ho partecipato a molte esposizioni anche a Roma. Non è la prima fiera che faccio, ma non ne avevo frequentata una di musica e fumetto, diciamo, quale può essere il Muso, che racchiude ed accoglie entrambe le categorie; di solito ho sempre preso parte a ‘mostre’ solamente di fumetto ed è interessante, invece, vedere messe insieme la musica, il fumetto…e non solo…anche altre arti quali l’illustrazione ed l’artigianato artistico musicale, per così dire, di Daniele Fallarino.

  • Quale l’approccio col pubblico?

Di solito la gente si avvicina o ti chiede un disegno o ti fa firmare il fumetto che hai fatto; c’è un clima che desta curiosità, non c’è un muro che separa l’autore dal lettore: tutti sono sullo stesso piano. Molti mi hanno richiesto un disegno, anche a tema libero, in estemporanea. Solitamente disegno i personaggi del mio fumetto.

  • Chi è Davide Caporali? L’autore di Maschera Gialla…e cos’altro?

Io ho fatto la scuola internazionale di Comics a Roma, ho conosciuto molti autori ed insegnanti famosi a livello internazionale. Finita la scuola io già pubblicavo online questa storia. Finita la scuola, infatti, ho finito di pubblicare il fumetto, che avevo iniziato durante le lezioni, di Maschera Gialla, ma sto cercando di andare anche in altri orizzonti. Spero entro novembre di riuscire ad organizzare incontri con case editrici per avere lavori, sto guardando anche all’estero. Attualmente, però, mi è molto difficile portare avanti altri progetti ‘grafici’, poiché ho anche un altro lavoro.

  • Quale la situazione del fumetto in Italia e all’estero?

Sicuramente il fumetto arriva meglio nei grandi centri, come la Capitale, che nei piccoli centri. Spesso le città aiutano anche lavorativamente parlando: la scuola ha aiutato molti miei compagni che hanno collaborato con gli insegnanti, mentre io ho lavorato da subito tramite il fumetto online.

In Italia il fumetto ha una dimensione molto ridotta, nel senso che gli adulti lo vede come roba da ragazzini, sono pochi quelli che riescono ad apprezzare il lavoro del fumettista e, soprattutto, a vederlo come una professione. Le nuove generazioni sono cresciute a video giochi, mentre all’estero il fumetto è visto molto meglio; c’è, infatti, una notevole fuga degli fumettisti italiani all’estero, poiché, nel mercato americano e nel mercato francese ad esempio, fuori il fumetto è venduto in libreria dato che è vista come una forma d’arte a tutti gli effetti, tra l’altro molto rispettata: questo è vero soprattutto in Francia. In America, poi, ci sono i fumetti sui super-eroi che hanno un boom, ancora adesso, che vanno avanti da generazioni. In Italia, invece, abbiamo solamente e quasi esclusivamente Topolino e la Bonelli, e poco altro. il miglior lavoro lo fai all’estero ora come ora; da noi, spesso, trovi delle case editrici che propongono contratti in cui ti chiedono i soldi per essere pubblicati, sia per quanto riguarda i fumettisti che gli illustratori. Il problema è che non c’è rispetto per la professione, a meno che non entri in un contesto in cui si parla di arte, altrimenti no…lo vedono più come un hobby, una passione, ma non come un lavoro; spesso ci si apprezza solamente a vicenda tra artisti.

Daniele Fallarino. Chitarrista, realizza effetti per chitarra. Suona nel gruppo de “La Quarta dimensione”, ha iniziato a produrre effetti per chitarra quasi per caso, prima solamente per sé, poi per pochi altri chitarristi amici, infine pian piano ha allargato la sua clientela. Tanto da creare un suo marchio: Deep Man Pedals. Anche tramite il negozio di Bracciano ‘Guitar shop’ dove lavora. Coi suoi effetti rende il suono più personale, anche esteticamente, in quanto li realizza anche su commissione. E dimostra che l’arte è universale ed eterogenea ed essere chitarristi professionisti significa anche creare tutti gli strumenti che rendano il suono più ricercato ed originale…come la musica del Muso.

  • Da dove nasce l’idea di realizzare artigianalmente ed artisticamente effetti per chitarra?

La cosa è nata per puro caso; da chitarrista ero sempre alla ricerca del suono perfetto, ho sempre cercato l’effetto che riproducesse il suono che avevo in testa; dapprima utilizzavo gli effetti che erano commerciali, poi un giorno ho avuto l’illuminazione: essendo perito elettrotecnico, ho pensato di riprodurli io stesso artigianalmente. Dai primi che ho cominciato a costruire per me personalmente, son passato a crearne alcuni per gli altri chitarristi, che hanno cominciato a commissionarmene alcuni, sentendomi suonare con “La Quarta Dimensione” (anche qui al Muso nella serata iniziale d’apertura ndr) ed utilizzare i miei. Così dopo ho pensato di crearmi un marchio mio e farne una piccola produzione. Il marchio è: “Deep Man Pedals”.

  • …un marchio, un’idea, una tecnica, un prodotto che hanno avuto successo sia tra i non addetti ai lavori che tra esperti professionisti del campo…

Certo; infatti anche i non chitarristi, sentendo il suono possono apprezzare le sonorità; ciononostante, essendo un prodotto molto tecnico e settoriale risulta, ovviamente un prodotto più per esperti musicisti del settore. Come dicevo, il prodotto che realizzo lo faccio anche ascoltare con “La Quarta Dimensione”: sono pedali che uso sul palco ed ho avuto riscontri anche persino di chitarristi professionisti, come ad esempio un chitarrista della Tribute band dei Nomadi ”Ma noi no”, che mi ha commissionato un pedale che a breve avrà commissionato a casa. Inoltre, li faccio anche personalizzati su richiesta del chitarrista, che può tranquillamente scegliere l’immagine e le tonalità che preferisce inserire.

  • Quali i costi di questi prodotti…garantiti?

I costi stanno al di sotto dei 100 euro per la serie economica, sono i pedali prototipo dei pedali del rock e sono di tre tipi: fuzz, distorsore e over drive. Poi dai 140 euro in su per i pedali cosiddetti ‘ boutique’, fatti cioè con componenti scelte. Sono tutti prodotti testati; per chi me li chiede su commissione, soprattutto questi ultimi più “ricercati” e “sofisticati”, i tempi di consegna sono di circa una settimana; mentre, per quelli commerciali, della serie economica, che sono venduti a stock, sono già sono disponibile. Ovviamente sono sempre a disposizione per eventuali successive modifiche; inoltre, quelli ‘’boutique’ sono garantiti a vita, mentre cinque anni per la serie economica.

  • Come contattarti allora per un’0eventuale commissione di un lavoro?

Ho anche una pagina Facebook dove chi fosse interessato o avesse necessità può contattarmi sotto il nome del marchio “Deep Man pedals”. Oppure venirmi a trovare a negozio a Bracciano. Io, infatti, lavoro al negozio di strumenti a Bracciano “Guitar Shop”.

  • Quanto è diffusa in Italia questa concezione di creare artigianalmente effetti per chitarra?

Questa di creare effetti per chitarra è una vera e propria forma d’arte; su a Reggio Emilia, ad esempio, c’è più apertura mentale perché c’è più ricerca del suono ed è superata l’idea del pedale di marchio; chi a livello professionistico è alla ricerca di un suo suono più personale si avvicina meglio ed apprezza di più questa produzione artigianale.

  • Quale significato assume portare quest’arte qui ad Oriolo?

Aiuta e riesce, mi auguro, a far comprendere che un chitarrista può essere professionista anche nel modo in cui si approccia alla musica; chi fa musica e suona lo apprezza poiché ne sente palesemente la differenza di suono rispetto a quelli standard. Tra l’altro, ribadisco, li faccio dipinti completamente a mano, chiunque ci voglia qualsiasi immagine la faccio ripeto. Per me, personalmente, poi partecipare qui ad Oriolo è stato un po’ come fare un tuffo nel passato….ho suonato qui quando si chiamava ancora “Una piazza per la musica” ad Oriolo ho ritrovato molti visi di allora, quest’anno si è ripresentata l’occasione di suonare qui e per me è un onore suonarci.

 di Barbara Conti