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L’estate di San Martino

San Martino

San Martino

Storia di un santo molto venerato, e il perché il tempo torna mite ai primi rigori dell’inverno

La curiosa caratteristica metereologica che fa spesso tornare il bel tempo ed una temperatura più mite dopo le piogge della fine di ottobre ed il tipico freddo dei primi giorni di novembre, prende il nome di “Estate di San Martino”.

Il nome deriva indubbiamente dal giorno della morte del santo che ricorre l’11 del mese, tuttavia la tradizione popolare lega questo tepore quasi innaturale ad un avvenimento accaduto nel periodo giovanile del santo, quando Martino non aveva ancora ricevuto la sua vocazione, e che divenne in seguito il gesto simbolico della sua figura.

Nato in Pannonia, si trasferì con tutta la sua famiglia a Pavia, per seguire il padre che era un tribuno militare. Già a dodici anni venne in contatto con la religione cristiana, e di lì a poco chiese di essere accolto tra i catecumeni, nonostante il parere contrario dei suoi cari.

Intorno ai quindici anni si arruolò nella Guardia Imperiale, come spesso facevano i figli dei militari in carriera. Durante questo periodo avvenne il fatto di cui sopra: nel corso di una perlustrazione a cavallo gli capitò di incontrare alle porte di Amiens, cittadina della Gallia, un poveruomo intirizzito dal freddo, e avendo già dato ad altri mendicanti le monete di cui era in possesso, decise di donargli metà del suo mantello che divise con la spada. Durante la notte, nelle ore dedicate al riposo sognò Gesù Cristo sorridente e riconoscente, avvolto nella metà del suo mantello. La tradizione vuole che da quel momento in poi il periodo dell’anno in cui si svolse la vicenda sia caratterizzato dal tempo mite, un dono per tutti che si ripete anno dopo anno.

L’Imperatore Costanzo, da cui Martino dipendeva, avversò la richiesta del suo congedo dalla Guardia Imperiale, convinto che la sua domanda di allontanamento dipendesse dalla scarsa volontà di scontrarsi eventualmente con il popolo dei Vangioni, e gli fece pervenire il “donativum”, elargizione speciale per invogliare i soldati a combattere con valore. Martino rifiutò l’incentivo e si presentò a combattere contro i nemici protetto unicamente dalla croce. Il destino volle che nello stesso momento il nemico decise di consegnare le armi ed arrendersi di fronte alla superiorità della Guardia Imperiale, guidata da un uomo armato della sola sua fede.

Da questo momento in poi Martino si dedicò completamente alla religione: convertì sua madre, combattè l’arianesimo e scelse la vita contemplativa dell’eremita. Tuttavia un giorno fu costretto con un inganno dagli abitanti di Tours ad accettare di diventare il loro vescovo. Lo implorarono, visto la sua fama

Basilica di San Martino - Tours

Basilica di San Martino – Tours

di guaritore, di venire a curare una donna gravemente malata, e quando giunse a destinazione lo proclamarono vescovo della città per acclamazione.

San Martino fu popolarissimo ed enormemente venerato nel Medioevo. Il suo culto iniziò immediatamente dopo la sua morte, avvenuta per malattia a Candes nel 397 d.C., dove il vescovo di Tours si era recato per riappacificare alcuni tumulti tra religiosi. Si narra che al suo funerale avvenuto l’11 novembre, partecipò un’ enorme folla che iniziò a venerare subito la sua tomba. Per questo motivo venne deciso di costruire una basilica e subito dopo un monastero, facendone meta di pellegrinaggio con la speranza di guarigione da ogni tipo di malattia. La gente si immergeva nell’acqua della vicina fonte e portava a casa l’olio delle lampade votive come olio benedetto e guaritore.

San Martino divenne nel tempo protettore dei chierici, dei viandanti, dei soldati, dei cavalieri che addirittura inchiodavano un ferro di cavallo sulla porta della basilica, dei vignaioli e dei vendemmiatori, visto il periodo dell’anno in cui si celebra la sua festa, e degli albergatori che guadagnavano molto grazie agli affari legati al pellegrinaggio ed ai festeggiamenti, visto che in Francia quasi seicento paesi portano il suo nome per onorarlo.

La monarchia francese lo designò come suo patrono, conservando la sua mantella (cappa) in un locale che da allora in poi prese il nome di “cappella” proprio per questo motivo, e sempre per la medesima giustificazione il suo custode si chiamò “cappellano”.

Su San Martino sono fiorite le più incredibili leggende durante i secoli. Il suo primo miracolo lo sperimentò su di sé, guarendosi con la preghiera da un avvelenamento derivato da una pianta ingerita per errore, l’Elloboro.

Si racconta poi che in un viaggio verso Roma un orso selvaggio gli sbranò l’asino sul quale viaggiava insieme al vescovo di Treviri. L’animale feroce fu quindi punito e costretto a trasportare tutto il suo pesante bagaglio.

Anche il diavolo, secondo la tradizione, tentò spesso di coglierlo in fallo, ma venne sempre sconfitto e spesso burlato dal santo.

Se i suoi miracoli sono spesso leggendari, tutta la sua vita è invece realtà storica comprovata da documentazioni attendibili riportate nelle cronache delle città in cui visse e operò da cristiano innamorato del proprio credo.

di Svevo Ruggeri

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine