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Ru486: è la pillola abortiva ora in commercio in Italia

ru486Potrà essere utilizzata solo in ambito ospedaliero ed entro la settima settimana

Già usata in tutta Europa, la pillola abortiva arriva in Italia, portando con sé una scia di polemiche. Si chiama Ru486 ed è appena stata messa in commercio dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

Potrà essere usata solo in ambito ospedaliero, così come la legge 194 prevede per le interruzioni volontarie di  gravidanza, entro la settima settimana dal concepimento.
E’ quanto spiega Giovanni Bissoni, un componente della commissione dell’Aifa che ha approvato il farmaco, nonché assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna. A livello farmacologico la pillola Ru486 è a base di mifepristone, è in grado di interrompere la gravidanza già iniziata con l’attecchimento dell’ovulo fecondato. L’aborto farmacologico tramite Ru486 prevede l’assunzione di due farmaci: la Ru486, appunto, in abbinamento a una prostaglandina che provoca le contrazioni uterine e l’espulsione dei tessuti embrionali. Proprio per via delle contrazioni, che comunque si verificano, non può essere somministrata al di fuori del controllo ospedaliero. Quindici giorni dopo l’espulsione, che avviene nel 98,5% dei casi, la paziente viene sottoposta a valutazione ecografica e a una visita di controllo. La Ru486 non è da confondere con la cosiddetta ‘pillola del giorno dopo’ che è un anticoncezionale e non provoca, secondo gli esperti, l’interruzione di una gravidanza, ma impedisce l’eventuale annidamento nell’utero dell’ovulo che potrebbe essere fecondato. Gli altri paesi europei ne hanno autorizzata la commercializzazione da almeno un quindicennio: è in vendita dal 1988 in Francia, nel 1990 fu autorizzata in Gran Bretagna e l’anno successivo in Svezia. Dal 1999 la pillola viene ufficialmente commercializzata in Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Grecia e Paesi Bassi e Svizzera.

Di fronte alle perplessità sugli effetti collaterali per la salute della donna, il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella rassicura dicendo che verrà garantito un ricovero di tre giorni, sulla base naturalmente di un consenso informato da parte della donna.In merito il Vaticano ha preso una dura posizione attraverso le parole di mons.Rino Fisichella: “La Chiesa non può mai assistere in maniera passiva a quanto avviene nella società”.

 

di Ilaria Eleuteri

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine