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Il treno degli emigrati a Roma…

gruppo_extracomunitari_in_Italia…per anni quando ero piccola fingevo di essere la figlia di una cara amica di mia madre,  Sadia. Una splendida ed adorabile donna Somala che ancora oggi porto nel cuore.

Credevo che se fossi stata veramente sua figlia sarei cresciuta con ampi valori. Non perché mia madre non fosse capace di insegnarmeli. Rimanevo a bocca aperta quando mi raccontava la sua terra e da i suoi occhi traspariva un velo di nostalgia. Nostalgia che volevo, inerme, colmare. Una  grave malattia ha portato via quella donna che per anni è stata come una madre . La sua onestà ancora oggi mi guida nella vita…”
Pensiero credo condiviso da tutti coloro che hanno conosciuto emigranti onesti, lavoratori e pacifici. Quando si è stato per lungo tempo affianco a chi poteva insegnarti la vita anche se il colore della pelle non è uguale al  tuo, è più semplice non cadere nell’ignoranza del razzismo.
In Italia vivono milioni di emigranti pronti a spaccarsi la schiena per vivere o forse sopravvivere, mentre una piccola parte di loro è qui sostanzialmente per delinquere.
Roma come e più di altre città si presenta come il centro di ritrovo di un vasto e colorato transito multirazziale. Marocchini, Albanesi, Filippini, Romeni, Tunisini, Egiziani, Cinesi ed una vasta rappresentanza di centro e sud Africa. Una Roma multietnica che accoglie culture e tradizioni differenti e le fa coesistere sostanzialmente in armonia. Tra le popolazioni presenti è sicuramente il popolo romeno che ha più presenze nella Capitale. Conosciuto, erroneamente, più per la sua realtà Rom, è da diverso tempo additato come violento e colpevole di atti criminosi venuti tristemente alla cronaca. Sarebbe opportuno, però, valutare senza pregiudizi.
Se ci si ferma ad ascoltare la voce dei romani, nei mercati e nei bar si percepisce difficoltà ad accogliere ed integrare gli emigrati perché spesso e volentieri nella ragion comune sono sinonimo di delinquenza.  “ Noi , siamo pronti ad accogliere tutti a braccia aperte a patto che quelle braccia lavorino” e ancora “La difficoltà più grande e accettare però chi usa i propri bambini per l’elemosina..” Così ha risposto la signora Maria che vive da molti anni vicino alla stazione Termini.
E ancora: “Da pochi mesi faccio l’edicolante in una zona nord di Roma. Tutti i giorni vedo passare tante persone di tutti i colori. Penso solo che il cittadino del mondo sia colui che rispetta la vita degli altri allora si che potrà essere inserito nella nostra società…” le parole sono di Massimo.
A  Roma esistono tante realtà e tante persone che nel rispetto della convivenza si inseriscono in modo adeguato nella nostra società. Ne è un esempio come tante, anzi tantissime persone, la storia di Alem che è di origine Etiope ed è immigrata a Roma all’età di 25 anni. Nella sua terra ha lasciato la madre ed i corpi senza vita del padre e del fratello. Dell’Etiopia ricorda che non vi era neanche un bicchiere d’acqua per dissetarsi, e bisognava fare chilometri per raggiungere una fonte. La vita nel suo paese era talmente dura da non permetterle di sopravvivere serenamente. Lasciarsi  tutto alle spalle per ricominciare da capo era l’unica strada da percorrere. Appena arrivata a Roma notò che dalle fontanelle usciva dell’acqua, acqua che con gioia scoprì potabile. Quel ricordo ancora oggi le provoca gradi  emozioni. Ora è sposata , ha un lavoro ed un figlio.

Alem la tua vita da emigrata a Roma è stata dura?
Ero sola in questa nuova città. Ma sono riuscita a trovare un lavoro ed ora sono felice.

Cosa pensi di tutti gli emigrati che come te hanno lasciato una casa per vivere in un nuovo “Mondo” ?
Tutti possono farcela è solo la volontà che spesso manca a tante persone.
Chi suscita razzismo è colui che vive nell’illegalità, nascondendosi dietro l’immagine di un povero emigrato. Ma non siamo tutti così, anzi, per fortuna sono ben pochi

Torneresti mai nel tuo Paese?
No, a Roma vivo bene ho trovato la mia libertà. In Etiopia ci sono tante cose che non vanno. Mio fratello è stato ucciso dalla politica e mio padre per il grande dispiacere è morto d’infarto. Non esiste la libertà neanche quella che ho trovato a Roma con grande fatica. Qualche volta vado a trovare mia madre e fino a quando sarà viva tornerò a riabbracciarla. Ma non tornerò più a vivere nella mia città, bella ma alquanto triste.

Cosa sogni per il tuo futuro…
Per me poco, mi preoccupa solo il futuro di mio figlio come tutte le mamme italiane.

Alem è un esempio di chi ce l’ha fatta ad integrasi a Roma e in Italia. Ma è anche un esempio della realizzazione di un sogno che sostanzialmente è alla base di ogni emigrante. E’ una persona determinata e schietta che ha saputo affermarsi in una nuova società con costumi completamente diversi dai suoi. A lei ed altre persone che a Roma hanno dato e speso tanto superando il disagio sociale di essere un emigrato, è dedico la poesia di Gianni Rodari, come simbolo di culture differenti che spesso parlano la stessa lingua anche se oggettivamente diversa…

Non è grossa, non è pesante
la valigia dell’emigrante…
C’è un po’ di terra del mio villaggio,
per non restare solo in viaggio…
Un vestito, un pane, un frutto,
e questo è tutto.
Ma il cuore no, non l’ho portato:
nella valigia non c’è entrato.
Troppa pena aveva a partire,
oltre il mare non vuole venire.
Lui resta, fedele come un cane,
nella terra che non mi dà pane:
un piccolo campo, proprio lassù…
Ma il treno corre: non si vede più.

(Il Treno degli Emigrati)

 

 

di Chiara Ivone

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine